I METODI
Il gip va oltre le contestazioni degli imputati: «Può ritenersi accertata la presenza nella capitale di un'associazione che presenta caratteri di mafiosità (segretezza del vincolo, gerarchia, metodo mafioso, utilizzato per l'acquisizione del controllo di imprese, interi settori economici e appalti pubblici, diffuso clima di omertà) che ha in Carminati il suo vertice». L'ex Nar «Ha impresso all'organizzazione cifra criminale e metodo operativo, ne ha deciso struttura, collocazione, direzione e ambiti di operatività, che ha matrice originaria e specifica nella realtà romana, nella quale operava da anni impunemente riuscendo a raggiungere, favorita dalla combinazione di fattori e dalle congiunture storico-politiche descritte, una posizione dominante nel settore degli appalti pubblici e l'occupazione dell'intera struttura comunale e delle sue municipalizzate nel corso della precedente amministrazione, garantendosela anche dopo il cambio di maggioranza con lo stesso metodo e con un'intensa ed ugualmente efficace attività corruttiva».
E aggiunge: «Relegare i fatti in una cornice di corruzione sistemica ed endemica è prospettazione riduttiva, atteso che se la corruzione è metodo di lavoro abituale del Buzzi sul fronte politico e amministrativo, è l'alleanza e la sinergia tra il Buzzi e Carminati a rivelare la potenza e la forza di penetrazione dell'associazione, che assicura il dominio nel settore degli appalti pubblici, che il metodo corruttivo, da solo, non avrebbe assicurato». Buzzi «alleandosi con Carminati si espande senza rischi di intralcio, tant'è che il fatturato del gruppo lievita incredibilmente da 16 a 60 milioni di euro nell'arco di soli 3 anni proprio nel momento in cui la città è governata dalla forza politica di appartenenza di Carminati».