Mafia Capitale, prime richieste di pena

Mafia Capitale, prime richieste di pena
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Venerdì 30 Ottobre 2015, 03:43 - Ultimo aggiornamento: 12:01
IL PROCESSO
Cinque anni di reclusione per Emilio Gammuto, ex collaboratore di Salvatore Buzzi, e tre anni e sei mesi di reclusione per Emanuela Salvatori, ex funzionaria del Campidoglio già responsabile del coordinamento per i nomadi: sono le prime richieste di condanna che la procura ha avanzato nei confronti di alcuni imputati coinvolti nell'inchiesta su Mafia capitale. Durante il processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato, i pm hanno chiesto per Gammuto l'aggravante di aver agito con il metodo mafioso. Mentre la stessa aggravante è stata esclusa per la Salvatori. Un elemento non da poco, che potrebbe anticipare la possibile linea che sceglierà la procura, ovvero distinguere la posizione degli imputati più legati alla criminalità organizzata, da quelli vicini agli ambienti politici e amministrativi. Entrambi gli indagati, comunque, sono accusati di corruzione.
LE ACCUSE
A Emanuela Salvatori, dipendente del Comune, viene contestato di aver favorito il finanziamento di 150 mila euro a una coop di Salvatore Buzzi in cambio della promessa di assunzione per la figlia e di un compenso di 1300-1500 euro. A Emilio Gammuto, fidatissimo dell'ex ras delle coop, resta invece l'accusa di corruzione aggravata. Mentre sono diverse le posizioni di Raffaele Bracci, indagato per usura, e di Fabio Gaudenzi, ritenuto dagli inquirenti un uomo di Carminati, con il quale, sempre secondo i pm, il “Nero” ha un «comune passato criminale e di militanza nelle fila della destra eversiva». Questa mattina, per gli ultimi due, i pm avanzeranno le loro richieste di condanna. Il gup Anna Criscuolo emetterà la sentenza per tutti e quattro il 3 novembre prossimo, a due giorni dall'inizio del maxi processo che porterà alla sbarra 46 persone.
I POLITICI
Intanto, nei giorni scorsi, davanti al gup Alessandra Boffi, è cominciato il processo per i primi due politici. All'ex assessore Daniele Ozzimo viene contestato di essere stato «al servizio di Buzzi», agevolando le delibere sui debiti fuori bilancio e la proroga delle convenzioni sul verde pubblico. Per i pm, l'ex assessore avrebbe ottenuto 20 mila euro come contributo elettorale e l'assunzione di una donna in una coop. Anche Massimo Caprari, ex capogruppo e unico componente del Centro democratico, arrestato nell'ultima tranche dell'inchiesta, avrebbe votato la delibera sui debiti fuori bilancio del 2014 in cambio di assunzioni o promesse in denaro. «Mille euro al mese», è la cifra che chiedeva al telefono a Buzzi. Abbreviato pure per Gerardo e Tommaso Addeo, collaboratori di Luca Odevaine. Per conto dell'ex componente del Tavolo di coordinamento per i rifugiati, avrebbero curato la predisposizione della documentazione fittizia per giustificare le somme incassate dalle fondazioni e dalle società che facevano capo a lui.
L'ORDINANZA
Nel frattempo, si stanno definendo le regole per il maxi processo che avrà inizio la prossima settimana. Il presidente della X Sezione penale, Rosanna Ianniello, ha stabilito che non potrà essere in aula Massimo Carminati. Divieto di presenziare alle udienze anche per Salvatore Buzzi e Riccardo Brugia. La decisione è stata presa per ragioni di sicurezza. Carminati è detenuto nel carcere di Parma in regime di 41 bis mentre Buzzi si trova a Tolmezzo. Non saranno in aula, ma solo per la prima udienza, anche altri 14 imputati, tra cui l'ex ad di Ama, Franco Panzironi e l'ex componente del tavolo sui migranti, Luca Odevaine.
Cristiana Mangani
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