Mafia capitale, scoppia il caso Melilli: Odevaine intercettato mentre discute di assumere la figlia

Fabio Melilli
di Silvia Barocci e Simone Canettieri
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Mercoledì 10 Giugno 2015, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 09:30
I figli assunti o da assumere. E' un lungo capitolo dell'inchiesta su Mafia Capitale, perché tra funzionari e politici in tanti hanno chiesto, e spesso ottenuto, sistemazioni per amici, figli e parenti. E adesso dalle carte dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli salta fuori anche il nome di Fabio Melilli, il segretario regionale del Pd. E' Luca Odevaine, componente del Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza dei migranti, a parlarne.



La figlia di Melilli, esperta in materie giuridiche, dovrebbe essere inserita nell'organico della Fondazione Integra/Azione, quella attraverso la quale Odevaine, accusato di corruzione aggravata dal favoreggiamento mafioso, avrebbe incassato i soldi della mazzette. «Fa sempre comodo..un legame coi partiti», commenta al telefono Odevaine.



Ma non è l'unica figlia, perché i carabinieri del Ros fanno un riferimento anche alla presunta assunzione del figlio dell'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. Questa volta a parlarne è Salvatore Buzzi. Annotano i carabinieri che ascoltano l'intercettazione: «Buzzi evidenziava il problema della gestione del personale nei centri da lui definiti ”ormai saturi” e della questione Rutelli (assunzione del figlio di Rutelli come emerso da altre ambientali, ndr); poi si sentivano forti rumori di fondo che rendevano incomprensibili i dialoghi».



«FA SEMPRE COMODO»

Sarebbe stato il capo del Dipartimento per l'immigrazione e i diritti civili Mario Morcone a suggerire l'assunzione della figlia di Melilli presso la Fondazione, precisando però che per i primi mesi poteva non essere pagata. E Odevaine, che spera di ottenere la compiacenza di Morcone, non si tira indietro: «Morcone mi ha scaricato una persona da prendere lui ha detto che per il momento possiamo non pagarla e questa è la figlia...» Il suo collaboratore aggiunge: «Di qualcuno che interessa». Odevaine ribatte: «Questo è il segretario regionale del Pd Fabio Melilli, è stato presidente della provincia di Rieti, vice presidente dell'Upi, speriamo ce chiedano poco perché sto momento...anzi è positivo se ci chiede i posti». Il progetto di Odevaine è il seguente: «Poi la facciamo pagare da chi vincerà la gara. Il bando su questi tre milioni (Cara di Mineo, ndr) insomma però ecco per il momento può cominciare a fare diciamo un tirocinio». Alla fine la ragazza non verrà mai assunta nella fondazione di Odevaine.



LA REAZIONE

Per Melilli la notizia arriva in una giornata complicata. L'ex direttore generale dell'Anci ha trascorso molte ore in Regione a discutere delle dimissioni di Marco Vincenzi, capogruppo Pd, quando apprende che anche il suo nome è contenuto negli atti dell'inchiesta su Mafia Capitale. Nel momento in cui il segretario regionale dei dem ”scopre” di essere tirato in ballo, va nel panico. Cerca il premier Matteo Renzi al telefono, si sfoga con lo staff: «In questo momento non posso gettare ulteriori ombre sul partito, sono pronto a dimettermi». Soltanto in serata, dopo ore di tensione, la vicenda sembra ricomporsi. E l'idea di mollare passa in secondo piano. Melilli sceglie di parlare e difendersi: «Sono un amico fraterno, da venti anni, del prefetto Morcone e durante una cena in famiglia, dato che mia figlia è una precaria che si occupa di immigrazione, valutammo insieme l'opportunità di mandarla da Odevaine, che non ho mai conosciuto e non conosco, per vedere se ci fosse la possibilità di collaborare con la rivista della sua Fondazione. Dal colloquio che mia figlia ebbe con Odevaine non scaturì nulla. La storia finisce qui, sono sbalordito dalle congetture fatte sulla vicenda da Odevaine e dalle ipotetiche utilità che ne avrebbe potuto trarre. Per la cronaca mia figlia è oggi una disoccupata».