Buzzi: «Pagavo Panzironi, finanziamenti in chiaro a Veltroni e Alemanno»

Buzzi: «Pagavo Panzironi, finanziamenti in chiaro a Veltroni e Alemanno»
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 29 Marzo 2017, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 10:48

Alla vigilia dell'interrogatorio di Massimo Carminati, che comincerà questa mattina e andrà avanti per almeno due giorni, Salvatore Buzzi chiude il suo intervento a Rebibbia con un'ultima stilettata diretta all'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi: «Era un delinquente, voleva sempre soldi». Urla, Buzzi, sapendo che l'ex manager è in aula che lo ascolta. E racconta il rapporto diverso che avevano le sue cooperative con i sindaci Alemanno e Veltroni: finanziati sì, ma solo in chiaro.

I FINANZIAMENTI IN CHIARO
Dalle mani dell'ex manager di Ama, a processo con l'accusa di aver fatto parte del clan e di corruzione aggravata, sarebbero passati complessivamente 875mila euro. Solo una parte del denaro, quello in nero, finiva nelle sue tasche: «I soldi cash pagati per vincere le gare Ama restavano a Panzironi, quelli in chiaro andavano alla fondazione Nuova Italia e quindi a Gianni Alemanno». All'ex sindaco di Roma, però, non sono mai arrivati finanziamenti occulti o mazzette e non è neppure vero, risponde Buzzi all'avvocato Pasquale Bartolo che lo stuzzica sul tema, che ci fosse un «sistematico finanziamento» delle sue campagne elettorali: «Quando gli abbiamo dato i primi 100mila euro non c'era nessuna campagna elettorale, e neanche quando gli abbiamo dato i secondi 120mila né i terzi 100mila euro». Finanziamenti in chiaro, del resto, erano stati dati anche a Walter Veltroni quando sedeva sulla poltrona più alta della Capitale: «Il sistema delle cooperative, non solo la 29 giugno, lo finanziò in chiaro. Complessivamente per la campagna elettorale tirammo fuori 150mila euro». Sono passati pochi anni, eppure il clima in cui fu presa quella decisione era radicalmente diverso da quello raccontato dall'inchiesta Mondo di mezzo: «Non erano soldi per vincere le gare - ha detto ancora Buzzi - era un riconoscimento all'attività dell'amministrazione Veltroni, che aveva affidato alle cooperative sociali la manutenzione del verde dei parchi di Roma». Un punto che Buzzi ha voluto già chiarire nei giorni scorsi: «Quando era sindaco Veltroni, al Servizio giardini, non si sentiva parlare di tangenti: chi pagava veniva arrestato».

DUEMILA ALLA CAMPANA
Tra le tante uscite che Buzzi ricostruisce in aula, spuntano ora duemila euro in nero per una festa dell'Unità, sollecitati dalla parlamentare Micaela Campana, ex moglie di Daniele Ozzimo (ex assessore alla Casa della giunta Marino): «La Campana - dice Buzzi - mi chiese duemila euro in contanti per finanziare una festa dell'Unità». Era il 4 luglio del 2013: «La incontrai a mezzanotte e mi chiese due buste, ognuna con 1000 euro». La deputata, che chiamata a deporre in aula ha risposto con decine di non ricordo, rischia ora un'accusa per falsa testimonianza, mentre l'ex marito tra qualche mese saprà se la condanna in primo grado a due anni e due mesi per corruzione sarà confermata, così come chiesto con parole infuocate due giorni fa dal procuratore generale presso la corte di Appello.

I CASAMONICA
Altro pagamento, esoso ma obbligato, quello chiesto dalle famiglie Casamonica perché facessero loro stessi il servizio di guardiania nei campi nomadi che Buzzi aveva realizzato e doveva gestire: «Era il novembre 2014, ho assunto a 1000 euro al giorno Luciano Casamonica che era uscito dal carcere per omicidio preterintenzionale. Lui e sette del suo clan mi facevano la guardiania». Buzzi chiude la sua deposizione fiume citando San Paolo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede», la parola a questo punto passa a Massimo Carminati che ha chiesto che la sua deposizione si svolga a telecamere spente: «E' stata una sua decisione», dice il suo avvocato, Ippolita Naso.
Sara Menafra