Mafia capitale, Buzzi: «Nessun illecito con Carminati»

Mafia capitale, Buzzi: «Nessun illecito con Carminati»
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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 21:36
«Non abbiamo commesso alcun illecito, io Carminati l'ho incontrato per la prima volta nel 2012». Lo ha riferito al tribunale del Riesame, Salvatore Buzzi, nel corso di dichiarazioni spontanee.



«Qui non è questione di mondo di mezzo - ha proseguito- ma di destra e di sinistra».



Buzzi, secondo quando si apprende, nel corso delle sue dichiarazioni avrebbe di fatto preso le distanze «anche ideologiche» da Carminati mentre il suo avvocato, Alessandro Diddi, in una memoria depositata ricorda come Buzzi sia «un imprenditore che nel tempo ha saputo creare una struttura di cooperative di lavoro attraverso le quali, non solo ha dato lavoro e speranza a tanti detenuti, ex detenuti ed a persone disagiate, ma ha creato tantissime occasioni di lavoro che non possono essere certamente considerate espressione di metodo mafioso o di attività illecita».



Massimo Carminati era un dipendente della Cooperativa '29 Giugnò dal 2012. Ha chiarito anche questo oggi davanti ai giudici del Riesame Salvatore Buzzi, presidente della coop. Il suo legale ha, quindi, depositato ai giudici il contratto di assunzione dell'ex terrorista nero ritenuto dagli inquirenti romani a capo dell'organizzazione mafiosa. Buzzi ha riferito questa circostanza al fine di dimostrare che i rapporti con Carminati non solo risalgono a quel periodo ma non avevano «una matrice di natura illecita».​



Oltre a quella di Buzzi, i giudici del tribunale della Libertà devono vagliare le istanze presentata da altri 16 indagati tra cui l'ex ad dell'ente Eur, Riccardo Mancini, Giovanni De Carlo, detto "Giovannone" braccio destro di Carminati, e il dirigente dell'Ama, Giovanni Fiscon.




Il questore: «Roma da sempre piazza di riciclaggio». «Non sono stupito di questa inchiesta e degli arresti. La maggior parte di loro sono personaggi ben noti. Ricordo che a fine anni '80 Roma aveva attraversato un periodo molto più difficile di adesso». Lo ha detto il questore di Roma Nicolò D'Angelo, a margine di un incontro con la stampa per lo scambio di auguri di Natale.



«Sono convinto che queste operazioni fanno bene a tutti - ha aggiunto - ho sentito dire a qualcuno che si parla di criminali potenti. Non esistono criminali potenti: gli arresti lo dimostrano al di la di ogni dubbio. Se c'è da fare pulizia la faremo». Il questore, ritornando agli anni '80, ha ribadito che: «Già a suo tempo una peculiarità della criminalità era la forte capacità di penetrazione nel tessuto collettivo della città» e che Roma «è una grande piazza di riciclaggio come lo è sempre stata perchè svolge una grossa fetta dell'attività economica italiana».



«Roma è stata sempre una grande piazza di riciclaggio per le mafie così dette autoctone.
Mai confondere il concetto di mafia tipo Cosa Nostra con l'occupazione del territorio e le alleanze» ha aggiunto il questore. D'Angelo ha poi ribadito: «Già all'epoca della banda della Magliana non ho mai nascosto questo mio pensiero: che era una agenzia del crimine e con una stanzialità diversa e una occupazione del territorio diversa, settorializzata, con una organizzazione capillare. Tutti i quartieri erano occupati da elementi del gruppo criminale, si scambiavano favori con situazioni abbastanza inquietanti. Avevamo anche un comportamento classico da organizzazione criminale di stampo mafioso perchè tutti i reati portavano a quello: intimidazione, violenza, omicidi, estorsione, stupefacenti». Il questore ha poi sottolineato: «Anche se le sentenze si rispettano, perchè sono un uomo delle istituzioni, si meritavano un 416 bis invece gli è stato dato solo un 416».
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