Roma, uccide la moglie in un bar. Augusto minacciava moglie e figli: «Vi scanno»

Roma, uccide la moglie in un bar. Augusto minacciava moglie e figli: «Vi scanno»
di Raffaella Troili
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Venerdì 22 Aprile 2016, 08:21

L'orco si sentiva perso: da un mese aveva perso i suoi due schiavi che facevano fatturato e gli permettevano di ubriacarsi già dal mattino e viver di rendita. Assunta, sempre con il grembiule, irriconoscibile, che accudiva e cucinava per tutti, si svegliava all'alba, preparava e poi andava a vender panini con un furgone sulla Prenestina e il figlio che aveva costretto a lavorare come fabbro in officina al suo posto e che la mamma di nascosto continuava a mandare a scuola. Lui passava e riscuoteva. Andava al bar, beveva, offriva. E molto altro ancora.
La solitudine di due anime in balìa di un energumeno che tutti in zona conoscevano, fiero e coatto, il corpo tatuato, pronto a pontificare in tv su immigrati e integrazione. Al punto da candidarsi alle amministrative nell'VIII Municipio. «Un brutto tipo, un criminale, con qualche conoscenza giusta, lo sanno tutti laggiù, dove l'aveva portata, a Susy» dicono i familiari della vittima in accento napoletano. «Sua moglie e suo figlio non hanno mai fatto una vita normale». Una storia da film, due schiavi, prigionieri. Li maltrattava, ora lo sanno tutti. Il ragazzino era costretto ad alzarsi alle 5 per badare all'officina al posto suo. A lui era proibito andare a scuola. Uno schiavetto di 17 anni ridotto a fare il fabbro, che dovrebbe diplomarsi in un istituto professionale tra qualche mese, perché Assunta ce lo mandava di nascosto. Un prof che sapeva, che ha tenuto il segreto. E che ora non riesce a piangere, ora che non ha più né il suo aguzzino né il suo angelo. E' spaesato, impietrito, pieno di rabbia, con gli amici a fargli compagnia e i parenti intorno sconvolti: pensavano di aver ritrovato Susy, l'hanno persa di nuovo.

 
IL PIANO
L'aveva scortata al funerale del padre, non le aveva permesso di vederlo prima. Era esausta, il figlio era grande, si sentiva pronta per scappare, si sentiva più forte. Ma assieme alla libertà, era iniziato un altro inferno. Nell'ultimo mese, da quando erano scappati, Augusto Finizio, li pedinava, perseguitava. Assunta registrava: «Vi scanno, vi levo la testa dal collo, vi ammazzo». Senza Assunta e il figlio era uno zero, è tutto intestato a lei, a lei che tirava la carretta. Così la donna cercava di tenerlo buono, per questo, si sentivano al telefono, per questo mercoledì aveva accettato di pranzare assieme, tutti e tre. Era vispa, era un'altra. Non più la zingara succube, ma come rinata. Non sapeva che stava per cadere in un tranello, perché in quel frangente il marito le ha rubato il cellulare, poi nel pomeriggio l'ha rintracciata e le ha detto: «Vieniti a riprendere il telefono». Lei aveva paura, e per precauzione gli ha dato appuntamento in un bar. Lui con un piano ben preciso ha portato con sè una pistola. Per fortuna, Susy non è andata con il figlio, quel giovane che a suo modo ha protetto per tutta la vita. Forse sarebbe stata una strage.