Roma, il delitto Varani a teatro: sul palco tutto l'orrore del massacro che sconvolse la capitale

Roma, il delitto Varani a teatro: sul palco tutto l'orrore del massacro che sconvolse la capitale
di Marco Pasqua
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Domenica 29 Ottobre 2017, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 21:04

«Siamo destinati al male, perché il male ci pervade. Il bene non fa parte della nostra natura, è un falso ideale a cui tendiamo nel tentativo di sfuggire alla nostra natura. Io non sono quello che sono. Io voglio uscire da me». Collatino, interno notturno, 4 marzo 2016. Un 23enne viene ammazzato per divertimento da due ragazzi, che volevano vedere che effetto facesse stroncare una vita. E' il killer a parlare, quel Pr innamorato di Dalida e dei ragazzi eterosessuali, che, più di un anno dopo, si sarebbe tolto la vita in carcere. Parla sul palco, in quello che è destinato ad essere uno degli spettacoli più controversi delle ultime stagioni teatrali a Roma.

 



A portare in scena L'effetto che fa, liberamente ispirato a un delitto che ha sconvolto la Capitale e il mondo Glbt, è Giovanni Franci, regista e scrittore abituato a dialogare, nei suoi testi, con il Male. A studiarlo, sfidarlo, viverlo sulla propria pelle, pur di poterlo raccontare. Come ha fatto con questo omicidio, commesso una maledetta notte di marzo, da due ragazzi reduci da un festino in cui hanno perso la testa fino al punto di arrivare a pianificare il massacro di un altro essere umano. Con la droga protagonista, sullo sfondo: mille e 800 euro di cocaina per dimenticare che Luca aveva il diritto di continuare a vivere. «I due assassini, Marco Prato e Manuel Foffo hanno molte cose in comune con me dice Franci, durante le prove blindatissime della pièce e quando ho iniziato a seguire questo delitto ho sentito di aver iniziato una vera e propria discesa negli inferi. Il malessere che ho provato e provo tuttora mi ha ferito perché i protagonisti di questa storia sono così vicini a me». In scena dal 31 ottobre (fino all'8 novembre) nell'Off/Off Theatre di via Giulia, i protagonisti sono tre attori under 35, Fabio Vasco (nel ruolo di Prato), Valerio di Benedetto (Foffo) e Riccardo Pieretti (Varani).

E' la scena del delitto, naturalmente, quella che, nelle ultime ore, viene provata con attenzione maniacale da parte di Franci, circumnavigatore e narratore esperto di amori che spesso sfociano nell'odio, di rapporti famigliari morbosi e malati. La scena, qui, è dominata dal silenzio: Luca giace indifeso sul letto. Solo dopo averlo ucciso, i killer parlano. «Il mio io è uno spirito consumato dirà Manuel Il mio io l'ha masticato mio padre tanti anni fa, riducendolo ad una poltiglia di insoddisfazioni, insicurezze e rabbia». Ma parla anche Luca: «Hanno detto che mi hanno ucciso perché volevano vedere l'effetto che fa. Che effetto fa aver abbassato di un ulteriore gradino la reputazione del genere umano. Che effetto fa aver lasciato una cicatrice così profonda nella coscienza di tutti».

LE RESPONSABILITÀ
E' un'opera che chiama in causa anche le famiglie di Prato e Foffo: «Leggendo le dichiarazioni dei padri e delle madri dice Franci mi sono fatto l'idea di una catena di mancanze. Due padri che schiacciano i figli. Quando il padre di Manuel dice che a noi Foffo non ci piacciono i gay', non si rende conto di sognare la castrazione simbolica di Manuel, perché non vede in lui un individuo autonomo, ma lo confonde in quel noi Foffo'. Entrambe le famiglie sono ignare del fatto che in seno a loro fosse germinato il seme della violenza». Pieretti, chiamato ad interpretare la vittima, non nasconde i suoi timori durante le prove: «Ho dovuto compiere un percorso delicato - dice - perché il confine tra quello che vogliamo e possiamo dire su questa vicenda è molto labile. Ho cercato di dare dignità ad un personaggio ucciso due volte, dai suoi carnefici e dai media. Io penso che Luca sia un Cristo, la mia interpretazione ne offre una lettura cristologica». «Questo spettacolo è un grido conclude il regista E' un atto di disperazione. Agli spettatori non chiederemo di giudicare, ma di provare a comprendere, di provare a dare un senso a tutta questa follia e una ragione a questo odio». Per capire che effetto faccia uccidere un uomo.