Il match di ritorno/ Capitale al riparo dal rischio barbari

di Ernesto Menicucci
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Giovedì 26 Aprile 2018, 00:06
Doveva essere solo una partita, tutt’al più una rivincita sportiva. E invece Roma-Liverpool rischia di diventare un fatto da cronaca nera. Un grande evento, quello previsto per mercoledì prossimo, trasformato in data da segnare in agenda con il bollino rosso (è il caso di dirlo, visto la maglia degli inglesi), dopo le violenze degli ultrà giallorossi davanti all’Anfield Road.

Una di quelle giornate alle quali purtroppo la Capitale – tra black bloc e antagonisti vari – è tristemente abituata. Solo che stavolta, al contrario di altre in passato, c’è un elemento sul quale chi guida l’ordine pubblico in città (Prefetto e Questore) e anche chi governa dal Campidoglio (il sindaco Raggi) dovrebbe riflettere. Che la sfida con i reds possa diventare terreno di ulteriori scontri è cosa nota fin da ora. Le probabilità erano già molto alte prima di Liverpool, viste le vecchie ruggini del passato che risalgono addirittura alla finale all’Olimpico di 34 anni fa.

Adesso, però, direbbero i bookmaker, quasi non c’è quota. E allora, sapendolo prima, è meglio prepararsi per tempo per evitare che Roma venga di nuovo messa a ferro e fuoco, sfregiata, deturpata e umiliata come capitò – ad esempio – a febbraio del 2015 con l’arrivo dei tifosi olandesi del Feyenoord. Quella volta, a farne le spese, fu non solo la Barcaccia di piazza di Spagna, scheggiata e rovinata in più punti, ma l’immagine stessa della Capitale del Paese, offuscata dai fumogeni degli ultrà di Rotterdam. E a poco valse il successivo intervento del governo olandese che concesse, per quei danneggiamenti, una forma di risarcimento in denaro. Così, in attesa di conoscere quale sarà il piano per la sicurezza del 2 maggio, che si interseca necessariamente (e inevitabilmente) con quello del primo maggio quando è previsto il Concertone a piazza San Giovanni, ci sentiamo di rivolgere un invito: evitiamo di offrire in pasto alla furia ultrà le bellezze di Roma alla furia ultrà, facendo magari radunare 5 mila (o quanti saranno) tifosi del Liverpool a piazza del Popolo, oppure sulla terrazza del Pincio, solo per citare alcune delle ipotesi che circolano in queste ore.

Dopo i busti dei protagonisti del Risorgimento deturpate, dopo la fontana sotto Trinità dei Monti, dopo le altre fontane prese d’assalto quasi ogni giorno, sarebbe l’ennesimo schiaffo al patrimonio artistico e culturale della città. Uno sfregio che davvero non sarebbe ammissibile, anche alla luce del recente passato. Sarebbe un po’ come esporre la gioielleria o gli affetti più cari al saccheggio dei vandali, salvo poi lamentarsi e piangere quando è ormai troppo tardi. Da questo punto di vista, proprio il match di Liverpool è stato un esempio di come non si debbano gestire certe situazioni. Le responsabilità del gruppo di tifosi romanisti violenti sono evidenti e devono essere punite con il massimo della durezza. E bene ha fatto il club a prendere immediatamente le distanze. Al tempo stesso, però, anche autorevoli esponenti delle nostre forze dell’ordine non hanno potuto non evidenziare le falle nel sistema di sicurezza inglese.

Qui da noi di soluzioni, per fortuna, se ne possono trovare tante, utilizzando anche zone che non impattano con la vita dei cittadini romani, già stanchi ed esasperati da un calvario quotidiano fatto di buche, allagamenti, alberi che crollano, bus che non passano, manutenzione cittadina inesistente. Non mettiamoci pure l’ansia per una partita di calcio, preceduta 24 ore prima da un mega-concerto. È vero che i due appuntamenti cadono l’1 e il 2 di maggio. Ma si faccia di tutto perché, per Roma, quell’uno-due rimanga solo sul calendario e non si trasformi invece in un KO di stampo pugilistico.

 
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