La guida alpina:
«La mamma forse tradita
da quelle luci che vedeva vicine»

La guida alpina: «La mamma forse tradita da quelle luci che vedeva vicine»
di Carla Massi
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Venerdì 3 Gennaio 2014, 23:02 - Ultimo aggiornamento: 23:24
La prima cosa da fare, nel caso ci si perda in montagna d'inverno, quella di cercare un anfratto riparato dal vento, coprirsi come si pu con rami e foglie e infilare i piedi nello zaino se lo abbiamo. Pino Sabbatini, guida alpina internazionale e tra i responsabili del soccorso alpino del Gran Sasso e della Maiella, spiega quanto possa essere insidiosa la montagna se non la si affronta con «cultura e tecnica».



Come il mare?

«Uguale. Anche una banale passeggiata, in inverno come in estate, si può trasformare in tragedia se non sappiamo come comportarci. Non basta il coraggio per affrontare un bosco innevato o un fuoripista».



L'avventura a Livata è comunque finita bene per quante altre vi trovate a fare i conti con il tempo per salvare qualcuno che si è perso?

«Ci capita molto spesso, in questi giorni di festa poi è molto frequente. Tutte persone che hanno sfidato la montagna senza conoscere i venti, il sentiero, o senza aver valutato bene il percorso».



La signora ha lasciato i bambini nella zona protetta e così è riuscita a salvarli, un gesto corretto, dunque ?

«Una scelta giusta. Le regole vogliono che si resti accanto ai più deboli ma lei così ha provato a cercare aiuto. Mi raccomando sempre con il cellulare, basta comporre il 118 e si attivano i soccorsi».



La signora ha visto delle luci, le sembravano vicine. Può essere un drammatico errore visivo in quelle circostanze?

«Certamente. Se l'aria è pulita e il cielo e terso le luci possono trarre in inganno sono lontane e invece ci sembrano vicine. La mamma è stata tradita da quei piccoli bagliori. Evitare di avventurarsi in una direzione che non si conosce, si potrebbe incontrare un burrone».
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