IL POSTO LIBERO
Il 40enne, difeso d'ufficio dall'avvocato Lamberto Gazzoli, dopo tanto girare per le strade di Boccea alla ricerca di un posto libero, credeva di aver trovato un varco fra mille auto in cui poter infilare la sua vecchia Fiat Punto, in una posizione comoda, vicino al portone di casa. La sua vettura, però, ostruisce la rampa di accesso a un negozio di illuminotecnica, impedendo le operazioni di carico e scarico, indispensabili per la vita dell'esercizio commerciale. Quando il titolare del negozio, un romano 80enne, segnala in maniera garbata all'automobilista i disagi recati dalla sua sosta selvaggia, presto la situazione degenera.
L'ALTERCO
«Sono uscito dal negozio invitandolo a spostare il suo veicolo», ha raccontato l'ottantenne agli inquirenti. Ma l'automobilista, invece, di scusarsi e togliere la macchina, va su tutte le furie. Prima urla: «Vaff avete rotto. Io parcheggio dove voglio». Poi, dopo aver chiuso lo sportello, si allontana a piedi verso casa, lasciando ostruito l'accesso al negozio. La scena lascia tutti di stucco. Anche perché nel quartiere, almeno di vista, tutti si conoscono. E il padre del 40enne prova a rimediare. Scende di casa per rasserenare gli animi e si reca al negozio di via Giovanni Tamassia per scusarsi con il commerciante per il comportamento del figlio. Tutto sembra finito, nel migliore dei modi, con una stretta di mano. Invece no. Mentre il padre chiede scusa, il figlio si presenta in strada di nuovo, ancora più aggressivo. Nella mano tiene un paletto di ferro di colore bianco e rosso, di quelli utilizzati per la segnaletica stradale. E, una volta entrato nel negozio, lo brandisce con fare minaccioso contro i presenti. Se la prende con l'ottantenne, minacciandolo di morte: «Io ti ammazzo». E senza alcun motivo si scaglia con la spranga di ferro anche contro uno dei suoi dipendenti, un 36enne di origine peruviana che si era appena affacciato dal retro del negozio.
Il commesso, senza aver detto alcuna parola, viene colpito violentemente sul braccio e sulla testa, riportando, come si legge nel capo d'imputazione, «una ferita lacero contusiva sul cuoio capelluto guaribile in 7 giorni». Invece, per l'uomo che voleva parcheggiare sotto casa, senza fare troppa fatica, dopo la denuncia, ora è arrivato il processo per lesioni.
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