Case di Affittopoli vuote da due anni: la beffa al Colosseo La mappa

Case di Affittopoli vuote da due anni: la beffa al Colosseo La mappa
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 24 Maggio 2018, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 13:36

«Driiin, c'è nessuno?». Il citofono trilla a vuoto. No, non c'è nessuno nelle famigerate case comunali accanto al Colosseo, quelle che per mesi, nel 2014, hanno tenuto banco su giornali e tv per lo scandalo degli affitti stracciati, una vicenda rimbalzata sulla stampa di tutto il mondo.

Sono vuote, abbandonate, dopo gli sgomberi del 2016, sulla strada giusta per diventare decrepite nel giro di qualche anno ancora, se questo incomprensibile immobilismo andasse avanti. Sarebbero un tesoretto che, se messo sul mercato e in buone condizioni, potrebbe fruttare alle malconce casse dell'amministrazione di Roma oltre 8 milioni di euro. Ma è un bottino che si deprezza più passa il tempo, perché più scorrono i granelli della clessidra, più queste palazzine che affiancano le bellezze antiche dei Fori Imperiali, la scenografica passeggiata fino all'Anfiteatro Flavio - meta decisamente walking distance, come rimarcano tutti gli hotel che fanno affari d'oro da queste parti - perdono valore, in mancanza di investimenti per rimetterle in sesto dopo anni di occupazioni sciagurate.



A vederle così, trascurate e deserte, con le porte sbarrate o murate, si ha la sensazione che il Campidoglio butti soldi ogni giorno che passa. Difficile trovare una spiegazione che suoni ragionevole. Se non si vogliono o possono vendere, si potrebbero quantomeno affittare, ovviamente a prezzi di mercato, anziché per pochi spiccioli come è avvenuto per decenni nel lassismo delle amministrazioni dell'epoca. La rendita sarebbe comunque considerevole, per Palazzo Senatorio (e quindi per i romani).

DOPO GLI SFRATTI NIENTE
Appena si è insediata, la giunta grillina di Virginia Raggi fece il suo dovere. Portò a termine gli sgomberi programmati dal commissario che l'aveva preceduta in Campidoglio, Francesco Paolo Tronca. Così, nel settembre del 2016 vennero liberati con la forza sei appartamenti al civico 73 di via del Colosseo, affaccio su largo Corrado Ricci, lo spettacolare spiazzo proprio a metà dei Fori. C'era gente che per anni aveva pagato la bellezza - per loro - di 117 euro di affitto al mese, altri addirittura meno: 39 euro e 58 centesimi, quanto può costare una camera in certi ostelli per una notte. Il canone massimo? 653 euro, comunque un ottimo affare per alloggiare in un appartamento in una delle zone più esclusive della Capitale. Lo sgombero, come detto, è avvenuto 20 mesi fa. E poi? Poi il portone del palazzo è stato ricoperto di calcestruzzo. Murato. Per evitare che i vecchi occupanti provassero a tornare. Ma neanche il Comune, a quanto pare, è tornato.

È tutto chiuso anche poche decine di metri più in là, al civico 68, altri 4 appartamenti. C'è un impalcatura che prende polvere da chissà quanto, le erbacce si arrampicano tra i ponteggi provvisori, che aiutano a ricordare perché a Roma, come diceva Flaiano, nulla sia più definitivo del provvisorio. Scansando le erbacce, si intravede un cartello col simbolo del Campidoglio: c'è scritto «lavori di somma urgenza» - ecco... - per mettere il tutto in sicurezza, costo totale 400 mila euro.

Siamo passati qui davanti diverse volte nell'ultima settimana, e non si è mai visto un-operaio-uno. Dietro le reti di protezione per gli operai che non ci sono, l'immancabile monnezza. E la «data di inizio lavori», rimasta significativamente bianca.

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