Ragazzo di 15 anni morto sotto il treno, il papà: «Valerio è stato ucciso, qualcuno l'ha spinto»

Valerio Frijia
di Rosalba Emiliozzi
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Domenica 30 Settembre 2018, 18:23
«Un mattoncino lego» oppure «dammi i dec» e la «marijuana spruzzata di benzina». Non sono che alcune frasi estrapolate dalle chat di Valerio Frijia, il ragazzo morto a 15 anni sotto a un treno a Labico, piccolo comune dell'hinterland romano, in circostanze ancora da chiarire. Ne è convinta la famiglia che a otto mesi del decesso chiede la verità e per protesta non ha dato sepoltura al figlio, i cui resti sono ancora custoditi in una cella frigorifera dell'obitorio di Tor Vergata a Roma.

Alessandro Frijia si è trasformato in un papà detective e ha passato l’estate a leggere e rileggere le chat di suo figlio Valerio, morto la notte freddissima tra il 12 e il 13 gennaio scorso. Ed è emersa la vita dell’altro Valerio, il figlio che non conosceva, quello che fumava, comprava droga e la cedeva agli amici. Per scoprirlo «è bastato fare un semplice backup dei dati - racconta Alessandro Frijia, funzionario amministrativo dell’Università La Sapienza di Roma - ho chiesto una copia della Sim di mio figlio, che era intestata a me, ho comprato un cellulare e ho trasferito i dati».

È venuto giù il mondo, chiacchiere libere con quattro, cinque coetanei sugli spinelli, foto, commenti, appuntamenti per comprare il fumo e una parola ricorrente, i «mattoncini lego», alias il fumo, preso nelle piazze dello spaccio di Roma e Labico. «Purtroppo il backup arriva fino all’11 gennaio, al giorno prima che Valerio morisse, mancano tutte le conversazioni che avrebbero risolto il caso - dice il padre - ciò che leggo dalle chat è un giro di droga tra minorenni. L’ultima volta che mio figlio va a comprarla è venerdì 12 gennaio, con due amici, spendono cento euro anticipati da Valerio. Nel suo comodino, poi, ho trovato 50 grammi di droga».

Il racconto prosegue come il viaggio in un buco nero. «Ricordo che quel venerdì pomeriggio Valerio dormì sempre in camera, forse aveva fumato, e vi fu anche un intensivo traffico tra telefono e social, forse gli amici cercavano il fumo, e la sera è morto. Nessuno mi toglie dalla testa che c’entrano quei 50 grammi, se solo fossero stati controllati i telefoni degli amici con cui Valerio è stato in contatto quel giorno oggi questa vicenda si sarebbe conclusa con l’individuazione dei colpevoli. Come è successo a Zocca nel caso di Giuseppe Baldoni, il 16enne finito in un piccolo giro di spaccio e ucciso dall’amico».

Ma chi poteva volere la morte di Valerio? E perché? Il padre ha le idee chiare, ma pochi elementi. «Dalle chat so che mio figlio comprava fumo e lo rivendeva gli amici. Valerio spesso dice agli amici: “mi devi dare 10 euro (i dec, ndr), quando me li dai?” Conosco mio figlio, per lui era un gioco, ma per altri no, spacciatori veri potrebbero aver visto in lui un concorrente, potrebbero avergli fatto del male. Quella sera Valerio è uscito con quattro canne, immortalate con una foto, e un po’ di fumo. A Valerio, che secondo me aveva un appuntamento per rivendere il fumo, hanno tolto canne e droga e l’hanno buttato di sotto. Perché? Dava fastidio. Su binari, sotto lo strapiombo, vicino ai resti di mio figlio, ho trovato la carta stagnola senza più il fumo».

Poi c’è quello che vende «l’erba spruzzata di benzina - scrive Valerio nel lungo “rullo” delle chat - non facciamo come lui, quello sarebbe da ammazzà». La mattina dopo verrà trovato il cadavere di Valerio sui binari, fatto a pezzi dal treno e senza vestiti. Ma nelle chat ci sono minacce? «No, Valerio non aveva cattivi rapporti con nessuno, aveva solo un po’ paura di questo ragazzo con l’erba spruzzata di benzina» dice il padre. «Mio figlio è morto da 300 giorni e pende una richiesta di archiviazione per i macchinisti, l’udienza per discutere la mia opposizione all’archiviazione è stata fissata a febbraio, abbiamo chiesto un anticipo dell’udienza e nessuno ci ha risposto - prosegue - Ho perso un figlio, ma ho perso anche la mia vita, da quella notte io e mia moglie non dormiamo più. Il funerale? Non lo faremo finché non sarà fatta luce sulla morte di Valerio».

Secondo la procura di Velletri non ci sarebbero misteri dietro la morte di Valerio tanto che non è stato mai indagato nessuno al di fuori dei macchinisti dell'Intercity che però, hanno accertato le indagini, procedevano secondo un'andatura consentita. Escluso il suicidio («Valerio era pieno di sogni e di progetti», dice il padre), si tratterebbe di un incidente in stato di alterazione, ma per la famiglia bisogna indagare ancora, partendo dal giro di stupefacenti che da qualche mese vedeva coinvolto anche il quindicenne. E quella notte il ragazzo mentre esce di casa parla al telefono, come si vede dalle telecamere di un vicino di casa, sta mandando un messaggio audio a qualcuno, ma quel messaggio il backup non l'ha salvato, Valerio è morto prima.
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