La truffa dei condoni: danni al Comune per 21 milioni di euro

La truffa dei condoni: danni al Comune per 21 milioni di euro
di Michela Allegri
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Giovedì 28 Settembre 2017, 08:06
Avrebbero forzato il sistema informatico che gestiva i condoni edilizi del Campidoglio, facendo passare per «lavorate» più di 5.000 pratiche che, in realtà, non erano mai state aperte. Un escamotage, per l'accusa, orchestrato per agevolare la società Gemma spa, che aveva siglato con il Comune di Roma un contratto di appalto relativo, appunto, alla gestione delle pratiche dei condoni. Manomettendo la documentazione, infatti, la società avrebbe raggiunto gli obiettivi prefissati nel contratto, ottenendo il pagamento di fatture per un lavoro che non sarebbe stato svolto. Un raggiro che, per la Corte dei conti, è costato al Comune circa 21 milioni di euro. È la cifra che il viceprocuratore generale Rosa Francaviglia chiede indietro a Il raggiro studiato da sette ex dipendenti dell'ufficio capitolino di via di Decima, tra cui un ex direttore, e a due dirigenti della Gemma spa. Il magistrato ha citato in giudizio in funzionari, che due giorni fa si sono difesi in aula.

IL PROCESSO
Per la stessa vicenda, è aperto anche un capitolo penale a piazzale Clodio, dove il pm Nicola Maiorano ha ottenuto il rinvio a giudizio per concorso in truffa aggravata e falso degli imputati. Per il magistrato, il raggiro avrebbe fruttato alla società un profitto non dovuto di 3 milioni e 126mila euro. L'indagine contabile è andata oltre, arrivando a quantificare in 21 milioni il danno per le casse capitoline.

IL RAGGIRO
La vicenda risale all'inizio del 2010. La Gemma spa ottiene un contratto d'appalto con il Campidoglio. Per incassare il pagamento del primo stato di avanzamento dei lavori deve dimostrare di aver trattato 6.617 pratiche. A quel punto, secondo l'accusa, si sarebbero attivati, oltre ai funzionari di Gemma, anche il direttore dell'Ufficio condoni e una commissione di referenti tecnici, appartenenti allo stesso ufficio. Per gli inquirenti, per agevolare la società, avrebbero manomissione il Sicer, cioè il sistema informatico. Il referente informatico di via di Decima e il direttore dell'ufficio, sollecitati da uno dei dirigenti di Gemma spa, avrebbero dato direttive alla società esterna che gestiva il Sicer di trasferire 5.169 pratiche, facendole, quindi, apparire come «definite».

Un mese dopo, in marzo, sarebbe intervenuta una commissione di referenti tecnici dell'Ufficio condoni, composta da sette dipendenti pubblici, che avrebbe attestato di aver verificato il collaudo, in realtà mai avvenuto, delle pratiche in questione. Per gli inquirenti, l'attestazione sarebbe falsa e sarebbe servita per certificare la sussistenza dei presupposti necessari per fare ottenere a Gemma spa il pagamento dello stato di avanzamento lavori. Il saldo, in effetti, era avvenuto con la liquidazione di una prima fattura da oltre 3 milioni. Non è tutto. Poco tempo dopo uno dei responsabile di Gemma spa, accusato di simulazione di reato, avrebbe presentato un esposto alla Guardia di Finanza per dimostrare la facilità d'accesso al sistema Sicer. Avrebbe denunciato che alcuni soggetti, rimasti ignoti, sarebbero entrati abusivamente nel sistema per manomettere alcuni dati.
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