Tassista violentata a Roma, il racconto in aula: «Urlavo e lo imploravo ma lui era una bestia»

Tassista violentata a Roma, il racconto in aula: «Urlavo e lo imploravo ma lui era una bestia»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 21 Novembre 2015, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 08:44

«Era un animale, cattivo e violento, aveva un tono della voce crudele. Mi ripeteva: "Non ti faccio niente, fai così e ti mando via. Dai, dai, dai". E poi mi ha preso a pugni e per il collo». Il viso rigato dal pianto e un paravento davanti per nascondere lo sguardo dal suo aguzzino. In una lunga deposizione in aula ieri la tassista stuprata a maggio a Piana del Sole ha ripetuto lo strazio vissuto puntando il dito contro Simone Borgese, il cameriere di trent'anni, un cliente all'apparenza irreprensibile, che, all'alba di quel giorno, senza una lira in tasca sperava di scroccare un passaggio in taxi e, non contento, una volta arrivato a destinazione, invece di aprire il portafogli o scusarsi, aveva deciso di alzare il tiro rapinando e violentando la conducente.

«Mi ha strattonato per i capelli, ha abbassato completamente il sedile e mi ha sferrato un pugno con la mano sinistra, poi mi ha ripreso per i capelli» ha ricordato la donna, in un'udienza a porte chiuse vista la delicatezza del caso. «L'ho implorato di non toccarmi» ha aggiunto poi la tassista, «gli ho chiesto di non farmi del male, di avere un po' di umanità per me...e invece ho temuto pure il peggio».

LA PERIZIA

La tassista, confortata da colleghi e familiari, ha ripetuto davanti ai giudici della quinta sezione collegiale del tribunale di Roma quanto già riferito agli investigatori: «Era una furia.

Non lo perdonerò». La vittima si è costituita parte civile nel processo. Come il Comune di Roma e una associazione a difesa delle donne. Il rinvio a giudizio di Simone Borgese era stato deciso dal gup Luciano Imperiali, su sollecito del pm Eugenio Albamonte. E' accusato di violenza sessuale aggravata, rapina e lesioni. Il giudice non ha accolto la richiesta di rito abbreviato (che in caso di condanna prevede lo sconto di pena pari a un terzo) condizionato alla concessione di una perizia psichiatrica alla luce di presunti disturbi della personalità. Proposta reiterata pure davanti al collegio penale che al riguardo ha disposto l'acquisizione del diario clinico dell'imputato.

RESTA IN CARCERE

Il cameriere, che era stato riconosciuto dai colleghi della vittima (proprio per il vizio di non pagare il conto), aveva ammesso di aver aggredito la donna («E' stato un raptus») solo dopo l'arresto, diversi giorni dopo lo stupro. Proprio come ha ricostruito ieri davanti ai giudici un funzionario di polizia che aveva partecipato alla cattura. Nel frattempo la richiesta di scarcerazione è stata di nuovo rigettata. Secondo il Riesame Borgese avrebbe mostrato un'incapacità totale a trattenere i suoi istinti sessuali. Non a caso il cameriere violento e col pallino del sesso violento si trova a giudizio per altri tre procedimenti, tutti finiti in aula di recente. E' accusato di aver tentato di abusare nel luglio 2014 di una diciassettenne inseguita fino dentro un ascensore condominiale. Di essersi masturbato su un taxi in presenza della conducente (un fatto precedente a quello di Piana del Sole). E di maltrattamenti in famiglia.