Klaus, il colosso della Baviera: «La piazza è mia: comando io»

Klaus, il colosso della Baviera: «La piazza è mia: comando io»
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 11 Settembre 2014, 05:51 - Ultimo aggiornamento: 07:54
La piazza mia e qua comando io. Klaus Bogner Dieter, bavarese classe 1952, “abitava” a piazza della Libert da quasi un anno.

E di quello spiazzo tra via Cola di Rienzo e Ponte Regina Margherita lui, arrivato in Italia da Passau, Germania orientale, si sentiva in qualche modo padrone. Come se il fatto di dormire su quelle panchine gli attribuisse una sorta di proprietà indiretta. Lui che invece non aveva niente. Uno dei tanti invisibili, disperati, spettri ai margini della società. Fino a ieri, quando ha preso a coltellate quattro carabinieri che gli avevano chiesto i documenti.

Quasi sempre Klaus restava accasciato tutto il giorno su una delle tante panchine della piazza. Quando però trovava qualcuno, o qualcosa, ad infastidirlo - schiamazzi dei bambini, anziani a spasso col cane - alzava la voce. Deliri: «Andatevene, qua sono io a comandare». Più d'uno ha rimediato da lui un paio di spintoni. Ma nulla di più. Il martello e la lama con cui ieri si è scagliato contro i quattro militari non li ricorda nessuno nel quartiere.



LE BIRRE

Tutti invece si ricordano di lui. Anche se in pochi lo hanno potuto vedere in tutta la sua altezza - un colosso di quasi un metro e novanta che metteva paura - perché Klaus passava la maggior parte del giorno e della notte accasciato sulle panchette, intontito dalle sbronze quotidiane. Lasciando quasi sempre un mucchio di Peroni e Heineken accanto a sé. «Lo vedevamo lì tutte le notti perché dopo il turno attraversiamo sempre il ponte», raccontano Francesca e Chiara, dipendenti del bar di piazza della Libertà. «Sembra incredibile ma in un anno non lo abbiamo mai visto in piedi: era sempre su quella panchina, immobile. A volte abbiamo perfino pensato che fosse morto».



LE AGGRESSIONI

Quando si svegliava però Klaus non era mansueto. Non era tipo da chiedere l'elemosina. Non almeno accanto al luogo dove dormiva o nelle strade lì intorno. E da sobrio era un tipo litigioso. «Una volta è arrivato a minacciare dei bambini che giocavano a pallone», ricorda la dipendente di una farmacia a piazza della Libertà. L'ultima aggressione l'altro ieri: «Si è scagliato contro un signore che aveva appena finito di mangiare al ristorante cinese. L'uomo è dovuto mettersi a correre per evitare che la situazione peggiorasse». A molti ripeteva: «Qui sono il padrone, è il mio territorio». Un delirio crescente, che ieri ha avuto il suo epilogo.