L'INDAGINE
Parte il blitz e nell'appartamento dell'uomo c'è la moglie. Lo scenario cambia di nuovo. La donna, una cittadina italiana ha in casa bandiere dell'Isis, articoli di giornale inneggianti al Califfato e delle mappe della città di Roma, forse la cartina serve per indicare gli obiettivi da colpire. Sulla vicenda il riserbo è strettissimo, tutti gli elementi sono al vaglio degli inquirenti. Il materiale sequestrato farebbe pensare a una cellula terroristica con base operativa proprio sul litorale romano. La donna è stata identificata e condotta in commissariato e ora dovrà chiarire la sua posizione. Di certo, per ora c'è solo il punto di partenza di un'inchiesta appena iniziata e che non esclude possibili collegamenti tra la donna e una rete di simpatizzanti che opera tra Roma e la sua periferia.
LA MINACCIA
Ora, spetterà all'intelligence italiana esaminare la portata dei fatti, e scoprire se la minaccia è reale o piuttosto si tratta di un singolo episodio frutto del fanatismo del momento. D'altro canto era stato lo stesso ministro dell'Interno Alfano a definire elevato il rischio per l'Italia, promettendo misure severe contro la minaccia terroristica. Il titolare del Viminale ha annunciato, nei giorni scorsi, uno stretto controllo da parte delle forze dell'ordine sui soggetti più a rischio. L'attenzione di polizia e carabinieri resta alta e il monitoraggio è costante. Sotto osservazione anche i transiti e i passaggi dei probabili combattenti stranieri sul territorio nazionale. Secondo le recenti e ultime stime, sarebbero 48 le persone che sono passate dall'Italia e poi entrate nelle file dei jihadisti. La crisi siro-irachena ha aperto scenari nuovi e nuovi rischi e l'impegno dell'Italia è al massimo. I contorni di questa vicenda restano tutti da chiarire. Sicuramente un ulteriore risvolto nelle indagini arriverà dai due magrebini tutt'ora a piede libero. Forse appartenenti ad un'organizzazione ben più strutturata.