Isernia, si sentì male in cella e morì: dopo un anno arrestati due compagni di carcere

Isernia, si sentì male in cella e morì: dopo un anno arrestati due compagni di carcere
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Lunedì 23 Novembre 2015, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 17:57

Due arresti per la morte del detenuto Fabio De Luca, 45enne di Roma, deceduto un anno fa dopo essere stato aggredito in una cella del carcere di Isernia. Questa mattina la polizia di Campobasso ha eseguito in Campania le misure cautelari nei confronti di Francesco Formigli, 44 anni, e Aniello Sequino, 25, accusati di omicidio volontario. All'epoca dei fatti erano detenuti nello stesso penitenziario.



De Luca nel mese di novembre del 2014 fu trovato agonizzante in cella e trasportato poi all'ospedale Cardarelli di Campobasso in gravissime condizioni, morì alcuni giorni dopo. In un primo momento i testimoni parlarono di una caduta accidentale, ma la Procura di Isernia arrivò presto ad una svolta ipotizzando l'omicidio volontario.



Oltre ai due ex detenuti ci sono altri indagati. Lo ha rivelato il procuratore di Isernia Paolo Albano. Anche per le altre persone coinvolte l'ipotesi di reato è quella di omicidio volontario, premeditato, in concorso. «Le indagini sono ancora in corso - ha detto Albano - e per questo non posso dire altro, ma è chiaro che il movente del delitto è legato ad atti di bullismo avvenuti all'interno del carcere». Il procuratore ha quindi parlato del «carattere difficile» della vittima, sottolineando che c'erano state gravi offese tra i detenuti, rapporti difficili e momenti di tensione.

De Luca sarebbe stato colpito con un «corpo contundente a superficie liscia» che non è mai stato ritrovato. Probabilmente è stato fatto sparire durante i momenti concitati delle operazioni di soccorso.

Erano stati proprio i due detenuti arrestati oggi a fornire una falsa ricostruzione dell'accaduto parlando di una caduta da un letto a castello nella cella 110 (da qui il nome dell'operazione, appunto 'Cella 110'). I due all'alba sono stati arrestati nel napoletano, uno era tornato libero da qualche tempo, l'altro si trovava ai domiciliari in una casa di cura. Durante l'incontro con i giornalisti Albano ha voluto elogiare il lavoro svolto dalla Squadra Mobile di Campobasso. «È stato un lavoro complesso - ha spiegato - perchè per risolvere il caso è stato necessario visionare e studiare tutti i filmati delle telecamere a circuito chiuso che si trovano nel carcere».