Roma, truffa dei parcometri: «Spariti nel nulla 15 milioni di euro»

Roma, truffa dei parcometri: «Spariti nel nulla 15 milioni di euro»
di Michela Allegri
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Venerdì 10 Novembre 2017, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 08:12
Più che un buco di bilancio, è una vera e propria voragine, che si aggira tra i 10 e i 15 milioni di euro. Si tratta dei mancati incassi dei parcometri capitolini, soldi pagati dai cittadini per lasciare le auto in sosta e che, negli ultimi quattro anni, sarebbero dovuti transitare nelle casse - disastrate - della municipalizzata dei trasporti, ma che si sarebbero invece volatilizzati nel nulla. A vigilare sulla manutenzione degli apparecchi, dalla fine del 2015, un ex complice di Massimo Carminati, il leader del Mondo di mezzo condannato a 20 anni di carcere. È il nuovo fronte su cui indaga la Corte dei conti: su 1.600 parcometri disseminati lungo le strade di Roma e sottoposti a controllo, 1.200 colonnine sono risultate prive di sim, cioè la schedina interna che registra incassi e numero di biglietti stampati e che poi invia i dati alla centrale della municipalizzata. Tradotto: per anni l'Atac non è stata in grado di conteggiare con esattezza i proventi. E ora il sospetto è che qualcuno abbia sottratto cifre a sei zeri, denunciando ricavi minori rispetto a quelli effettivi e intascando la differenza.

LA MANUTENZIONE
La manutenzione degli apparecchi, nel settembre 2015 è stata assegnata alla Security Park, di Piero Tomassi, un ex cassettaro di professione che oggi si dichiara «redento» e «pentito». Nel 2005 venne condannato a 4 anni e 3 mesi insieme a Carminati per il furto di 174 cassette di sicurezza sottratte dal blindatissimo caveau della banca del tribunale di piazzale Clodio nel 99. La sua azienda collabora con la Parkeon Italia, che fino al 2013 ha gestito a Roma i parcometri dell'Atac e che ha vinto un nuovo bando nel 2016 dopo aver ceduto per un periodo la commessa alla società Sigma. Sul caso indaga il viceprocuratore regionale Massimo Perin e anche a piazzale Clodio corre parallelo un fascicolo penale. A livello contabile, le responsabilità potrebbero arrivare fino a funzionari e dirigenti della municipalizzata che non hanno vigilato sul regolare svolgimento del servizio. E, soprattutto, potrebbero abbattersi sulle società che gestiscono apparecchi e manutenzione.

IL RAGGIRO
L'inchiesta della procura contabile scatta nel giugno del 2016, dopo una segnalazione dell'allora direttore generale della municipalizzata, Marco Rettighieri. Il pm Perin si concentra sulla «gestione dei parcometri Atac» che, per gli inquirenti, potrebbe nascondere un raggiro macroscopico. In tutto a Roma ci sono 2.600 parcometri, ma da un accertamento effettuato su 1.600 colonnine risultano sparite 1.200 sim. Si tratta di un dettaglio fondamentale. Alla fine di ogni giornata, infatti, gli apparecchi dovrebbero riversare i dati relativi a biglietti stampati e incassi alla centrale dell'Atac. E questa comunicazione avviene proprio attraverso le sim trafugate o, addirittura, mai installate. Il risultato? Dalle casse della municipalizzata mancherebbero incassi per milioni di euro. E si tratterebbe di una stima al ribasso. L'anomalia era emersa dopo un controllo fatto sulla raccolta effettiva dei valori, effettuato dall'azienda di sicurezza, Sipro. Gli incassi erano decisamente troppo bassi: in alcuni parcheggi risultavano guadagni giornalieri per poco più di un euro.