Incendio Tmb Salario, il primo rapporto: «Dolo e resti di rifiuti vietati»

Incendio Tmb Salario, il primo rapporto: «Dolo e resti di rifiuti vietati»
di Michela Allegri e Camilla Mozzetti
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Venerdì 14 Dicembre 2018, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 16:58


ROMA In meno di dieci minuti le fiamme hanno avvolto l'intero impianto e hanno raggiunto un'altezza di 15 metri. I vigili del fuoco ci hanno messo tra i sette e gli otto minuti per arrivare sul posto, ma l'incendio era già molto esteso. È uno dei dettagli che emerge dal report dei pompieri intervenuti per domare il fuoco che ha distrutto l'impianto di Trattamento meccanico-biologico di via Salaria. E non si tratta di un dato trascurabile: la velocità di propagazione del rogo, così come la sua potenza distruttrice, vengono considerate sospette. Anomali, non compatibili con l'ipotesi di un incidente. Non è tutto. Nella vasca di stoccaggio in cui è partito l'incendio, potrebbero essere stati smaltiti anche rifiuti irregolari, come ad esempio scarti ospedalieri, che potrebbero avere fatto da conduttore o da acceleratore per le fiamme. Una circostanza al vaglio degli investigatori e che, se accertata al termine delle verifiche e delle campionature sui detriti, comporterebbe una responsabilità diretta di chi aveva in gestione lo stabilimento e aveva il compito di controllare i materiali in entrata.

IL DOLO
Nel fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e dai pm Carlo Villani e Luigia Spinelli, si ipotizza il disastro colposo. Ma gli inquirenti, alla luce dei dettagli emersi, valutano la possibilità di un atto doloso con conseguente disastro ambientale, considerati anche i dati diffusi dall'Arpa Lazio. L'agenzia regionale, infatti, nelle ore successive all'incendio, ha rilevato «in modo significativo le presenze nell'aria di sostanze inquinanti, come gli idrocarburi policiclici aromatici e le diossine».
A insospettire chi indaga, anche le falle nel sistema di sicurezza: le telecamere puntate sulla vasca di smaltimento erano fuori uso da almeno un anno e per la Procura potrebbero essere state spente, o addirittura manomesse. Sul punto sono in corso accertamenti specifici: due giorni fa il gabbiotto della sorveglianza è stato sequestrato. Nella stessa giornata gli inquirenti hanno sentito come persone informate sui fatti il responsabile dell'impianto, alcuni dipendenti come quelli che hanno effettuati gli ultimi scarichi intorno alle 3 del mattino e l'assessore all'ambiente Pinuccia Montanari. La Procura ha anche acquisito presso l'Ama la documentazione relativa all'impianto. Dagli atti sarebbe emerso che, dieci giorni prima del rogo, l'azienda aveva emanato un ordine di servizio per riorganizzare proprio il sistema di vigilanza.

Mentre i vigili del fuoco continuano a cercare possibili inneschi da cui si siano sprigionate le fiamme, l'inchiesta punta anche sulla carenza di manutenzione. Il Tmb Salario, aperto nel 2011, infatti, per anni è stato fortemente criticato dai residenti, che hanno inviato in procura decine di esposti, denunciando i miasmi e i fumi che si levavano dallo stabilimento e che rendevano l'aria irrespirabile. Dalle inchieste pendenti in Procura, le problematiche erano emerse con chiarezza. Nell'ultima relazione depositata in Procura dall'Arpa Lazio lo scorso novembre, l'impianto era stato definito problematico, per «rilevanti criticità sulle modalità e l'efficacia dei trattamenti effettuati»: stipava al suo interno più di cinquemila tonnellate di rifiuti indifferenziati, con scarsi controlli sulla pericolosità da effettuare in fase di accettazione, secondo quanto raccontato da alcuni dipendenti.

LE FIAMME
Intanto i pompieri stanno continuando a spegnere il rogo. I Carabinieri del Nucleo tutela ambiente, che avranno invece il compito di setacciare l'intera area, inizieranno a effettuare i rilievi verosimilmente da lunedì. Ci vorranno, infatti, almeno altri 3 giorni affinché i vigili del fuoco riescano a mettere in sicurezza l'intera zona rossa, ovvero quella del capannone. Oltre alla mole dei rifiuti da smaltire e in parte ancora da spegnere è emerso un ulteriore problema che riguarda la stabilità dell'area di stoccaggio. La struttura del capannone sarebbe in parte a rischio crollo. Sul posto ieri per procedere con le verifiche sono anche giunti dei mezzi teleguidati necessari per ispezionare lo spazio senza pericolo per chi vi stava operando.

 

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