Roma, Ignazio Marino e il caso "scontrini", processo con il rito abbreviato

Roma, Ignazio Marino e il caso "scontrini", processo con il rito abbreviato
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Lunedì 20 Giugno 2016, 19:35 - Ultimo aggiornamento: 20:52

Ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino. E il caso ha voluto che proprio oggi, a poche ore dalla vittoria elettorale di Virginia Raggi al Campidoglio, si svolgesse la prima udienza davanti al gup per le vicende giudiziarie che hanno travolto Marino, dimissionato poi dai consiglieri dem davanti ad un notaio. I legali di Marino hanno formalizzato la richiesta al gup Pierluigi Balestrieri di potere svolgere il processo con il rito che consente, in caso di condanna, uno sconto di un terzo della pena. I processi riguardano l'utilizzo della carta di credito del Comune e alcune presunte irregolarità legate all'Onlus Imagine fondata dallo stesso Marino.  Il Comune di Roma, rappresentato dall'avvocato Enrico Maggiore, si è costituito parte civile.

L'abbreviato chiesto dai difensori di Marino, che era presente oggi in aula, è subordinato alla acquisizione di una perizia grafologica e una nota del suo ex capo di gabinetto in cui spiegava cosa si intendesse per spese di rappresentanza.


 

 

A sancire il suo addio al Campidoglio fu, il 30 ottobre scorso, lo scandalo delle spese effettuate con la carta di credito del Comune di Roma per cene in ristoranti a Roma e in altre città d'Italia. Il Procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Roberto Felici contestano a Marino il peculato e il falso per essersi, nel periodo 2013-2015, appropriato «ripetutamente - si legge nel capo di imputazione - della dotazione finanziaria dell'ente» utilizzando la carta di credito a lui concessa in dotazione dal Campidoglio per «acquistare servizi di ristorazione nell'interesse suo, dei suoi congiunti e di altre persone non identificate».

In totale è di circa 13 mila euro la spesa effettuata, tra il 2013 e il 2015, da Marino con la carta di credito intestata al Comune per 56 cene. Cene, si legge negli atti della Procura, «consumate presso ristoranti della capitale e anche di altre città (Genova, Firenze, Torino) ove si era recato, generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque al di fuori della funzione di rappresentanza dell'ente, e cagionava in tal modo un ammanco finale di 12.716 euro».

Nella vicenda della Onlus, creata nel 2005 e che aveva come obiettivo quello di fornire aiuti sanitari in Sudamerica e Africa, Marino è indagato assieme ad altre tre persone, Rosa Garofalo, Carlo Pignatelli e Federico Serra, per aver predisposto, tra il 2012 ed il 2014, la certificazione di compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi o soggetti inesistenti. In questo modo, secondo l'accusa, l'Inps avrebbe subito una truffa di circa seimila euro.
In questo modo gli indagati hanno «indotto - è detto nell'atto di chiusura inchiesta - in errore l'amministrazione finanziaria e l'Inps procurando alla Onlus un ingiusto profitto consistito (circa sei mila euro complessivi) nell'omesso versamento degli oneri contributivi dovuti per le prestazioni lavorative in realtà svolte da uno degli indagati in favore della Onlus». Il processo è stato aggiornato al prossimo 29 settembre.

 

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