Guerra alle cicche, l’amore per Roma se non c’è va imposto

di Paolo Graldi
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Lunedì 7 Settembre 2015, 23:40 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 00:13
Il vento del Giubileo alle porte riaccende ambizioni di convivenza civile abbandonate o mai considerate. Fra tutte spicca il divieto di gettare via i mozziconi delle sigarette, un fardello maleodorante di undici milioni di cicche al giorno, quattro miliardi l’anno. Il viziaccio è inveterato tra noi. Tappeti di mozziconi, davvero ovunque, testimoniano di un vilipendio continuo e inescusabile verso la città che dovrebbe umiliarci e offenderci ma che, per lo più, ci trova rassegnati all’indifferenza. Il colpo di frusta del Campidoglio - che si tradurrà in una delibera - va incoraggiato e apprezzato, anche perché quando sarà in vigore avremo solo colmato una lacuna che ci vede tra gli ultimi. Sono previste sanzioni da definire. In Europa i trasgressori sono multati da 35 euro fino a mille euro, in qualche città si aggiunge il pubblico ludibrio per i maleducati, assaliti dalle rampogne di cittadini gelosi custodi del decoro urbano.



Ecco, il decoro: la guerra alle cicche (chi fuma per strada dovrà dotarsi di portacenere portatile ma servirebbero anche appositi contenitori) deve aggiungersi alla più generale campagna per il decoro urbano, mai tanto maltrattato come in questi anni. Così, basta accattonaggio, lavavetri molesti, picnic sulle scalinate, bagni nelle fontane e via insultando i luoghi pubblici. Ma, si sa, le buone intenzioni vanno accompagnate da una massiccia dose di quello spauracchio che si chiama deterrenza, cioè vigilanza, sorveglianza. Se l’amore per la città non ce lo ritroviamo come naturale dotazione, allora va imposto, con metodica e inflessibile severità. Altrimenti finirà tutto, come molto del resto, purtroppo, nell’immenso paniere delle buone intenzioni tradite e rimaste tali. Auguri di tutto cuore.