Bancarotta fraudolenta, in manette quattro imprenditori: sottratti 3 milioni di euro

Bancarotta fraudolenta, in manette quattro imprenditori: sottratti 3 milioni di euro
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Mercoledì 5 Novembre 2014, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 12:14
I quattro imprenditori arrestati questa mattina dai finanziari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma, in esecuzione di un'ordinanza emessa dal gip di Roma, Stefano Aprile, su richiesta del sostituto procuratore Paolo Ovidio, dovranno rispondere del reato di bancarotta fraudolenta aggravata e abusivismo finanziario.

Si tratta di Mauro Nardelli, Maria Pina Sollazzo, Gregorio Melissi e Mauro Bertaggia, tutti di Roma. Il rilascio delle polizze, senza la solidità patrimoniale e finanziaria necessaria, aveva in realtà l'unico scopo di consentire ai due coniugi Mauro Nardelli, Maria Pina Sollazzo, attraverso il Consorzio Confidimpresa S.c.p.a. di Roma e con la complicità di altri indagati, di appropriarsi per fini personali dei premi versati dai clienti.



Le indagini sono iniziate nel 2012, quando al termine di un'ispezione antiriciclaggio svolta nei confronti del Consorzio interessato, erano state sequestrate oltre 3800 polizze fideiussorie, la cui abusiva emissione aveva comportato una raccolta di premi superiore a 13 milioni di euro, a fronte di un capitale garantito di circa 500 milioni. Alcune polizze erano state emesse addirittura a garanzia di vari enti pubblici, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri, alcuni Ministeri (Interno, Ambiente, Sviluppo Economico), diverse Amministrazioni regionali, provinciali e comunali, l'Agenzia delle Entrate, l'Agenzia del Demanio, Tribunali, Prefetture, Questure, Università, Aziende Ospedaliere, vari Enti previdenziali e assistenziali (Inps, Enasarco, Inail, Cassa Nazionale Ragionieri e Periti), alcune Federazioni sportive (quella di pallamano e di pallavolo).



Gli ulteriori approfondimenti, svolti anche attraverso l'analisi di segnalazioni per operazioni sospette, hanno delineato un quadro ben più complesso: la distrazione di oltre 3 milioni di euro dalle casse del Confidi verso i conti correnti degli indagati, mediante il ricorso a sistematici bonifici e prelevamenti di contante. Altri fondi sono stati drenati attraverso società fittiziamente intestate a prestanome, prive di qualsivoglia struttura aziendale. L'epilogo è stato segnato dal fallimento del Consorzio, intervenuto nel 2013, e la conseguente pesante accusa di bancarotta fraudolenta.



L'abusiva attività finanziaria esercitata dai Confidi che rilasciano fideiussioni nei confronti di un pubblico indistinto, rappresenta una seria minaccia per il sistema finanziario: il mancato rispetto delle regole inquina il mercato del credito ed espone i beneficiari delle polizze al concreto rischio di rimanere privi di un'effettiva garanzia.
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