Graffiti sul Tevere, Strinati: «Grande idea»

Graffiti sul Tevere, Strinati: «Grande idea»
di Laura Larcan
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Giovedì 9 Gennaio 2014, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 15:19

Claudio Strinati, ex Soprintendente al polo museale romano, e noto divulgatore culturale. Un’opera di William Kentridge lunga 550 metri, da ponte Sisto a ponte Mazzini. Che ne pensa?

«Conosco il lavoro del maestro sudafricano, e mi pare una bella idea. Soprattutto perché punta ad attirare l’attenzione sulle sponde del Tevere. In questo sta tutto il significato etico ed estetico dell’opera».

Kentridge riuscirà a riqualificare il Lungotevere?

«Penso che un intervento artistico di grande impatto possa essere il motore per una politica culturale.

Attirare l’attenzione per orientare scelte amministrative. Ma, mi scusi, deploro il termine ”riqualificazione” che rimanda ad un concetto inesistente. Esiste la ”qualificazione”: i muraglioni rappresentano un luogo che non ha alcuna qualifica e ora potrebbe averla, soprattutto se ce lo dice un grande artista».

Eppure l’opera è ”effimera”, destinata a svanire nel tempo, insieme alla qualificazione per cui era stata progettata...

«Ma l’arte ha la forza di radicarsi nella coscienza. L’opera svanirà ma farà parte della storia e rimarrà nella coscienza della persone. L’opera d’arte non necessariamente deve avere un risvolto pragmatico, ma può essere il nutrimento di un progetto scientifico più ampio. L’intento di Kentrindge è di fare un’opera d’arte, che non ha un valore scientifico nè deve rispettare esigenze pratiche della vita. Ma può esserne il presupposto migliore. L’arte ha l’obiettivo di far pensare».

L’arte, allora, come suggerimento per chi amministra?

«Me lo auguro. L’arte non sostituisce la politica, ma può aiutare ad ispirarla. È ovvio che per qualificare i muraglioni del Lungotevere chi amministra deve fare un progetto che non sia effimero ma duri nel tempo».

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