Il progetto GRAArt, già anticipato dal Messaggero, è stato presentato ufficialmente in mattinata dal Mibact, che lo ha patrocinato, e da Anas, che lo ha promosso, insieme al curatore David Diavù Vecchiato. Non un mero intervento di riqualificazione, ma un vero museo di arte urbana.
Colectivo Licuado ha realizzato “I guardiani di Ottavia” in via Casorezzo, a Ottavia appunto. Lucamaleonte ha dedicato un murale al “Martirio di Rufina e Seconda”, in via Casal del Marmo, al Trionfale. Veks Van Hillik, ha eseguito “Shewolf Queen”, in via di Boccea. Camilla Falsini, ha firmato “La vita e la morte”, in via Lucio Mariani, zona Ciampino. Ultimati anche “Obelisco Nasone” di Maupal, in via Rosano, alla Romanina, e “Ventrem feri Imperium” di Chekos in viale della Sorbona, a Tor Vergata. Julieta XLF è intervenuta invece via Aurelia.
L’iniziativa, i cui “lavori” sono iniziati lo scorso novembre, vede ancora alcuni artisti impegnati su muri. Work in progress per Koz Dos in via Damone a La Rustica, Nicola Alessandrini in via Collatina e lo stesso Diavù in via Guglielmi, zona Torrino Mezzocamino.
“Il modello è stato MU.Ro, che ho avviato al Quadraro nel 2010 - racconta Diavù - Far relazionare gli artisti con il territorio è importante. Hanno studiato anche i tesori dei musei. L’idea è mettere l’arte a servizio del bene della città”.
A prendere forma, grazie alle opere, storie e leggende di Roma, legate ai vari territori, con la consulenza della scrittrice Ilaria Beltramme.
“Si tratta solo di un primo tassello - commenta il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani - ma l’idea è quella di replicare l’esperimento pure in altre parti d’Italia”.
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