Appello per Giulio Brusadelli, in carcere a Cuba per 3 grammi di marijuana. I genitori: «Aiutateci, sta morendo»

Appello per Giulio Brusadelli, in carcere a Cuba per 3 grammi di marijuana. I genitori: «Aiutateci, sta morendo»
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Mercoledì 3 Settembre 2014, 11:37 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 22:48
Aiutateci, nostro figlio sta morendo. Assume toni disperati l'appello della famiglia Brusadelli: Giulio, il loro figlio 34enne, si trova detenuto a Cuba con l'accusa di traffico di droga, nonostante con s avesse poco pi di tre grammi di marijuana, una quantit irrisoria.

La famiglia di Giulio, residente a Roma, non trova pace ed ha chiesto al senatore Pd Luigi Manconi, presidente della onlus A buon diritto, oltre alla Farnesina e all'ambasciata italiana a L'Avana, di intervenire. Il ragazzo, che da circa vent'anni soffre di crisi depressive, dopo essere stato fermato dalla polizia si è visto recapitare la pesante accusa di spaccio di droga. Un'accusa che non è mai stata provata fino in fondo (anche perché non regge, vista la quantità di marijuana trovata in suo possesso), ma Giulio è stato condannato a quattro anni di carcere da scontare dopo il ricovero e la disintossicazione.



Ma i genitori volati a Cuba per assistere il figlio lanciano l'allarme: «Giulio sta male, è in uno stato catatonico, non ci riconosce neanche più, non mangia e non dorme. Abbiamo seriamente paura per la sua salute. Nostro figlio soffre da vent'anni di una sindrome maniaco depressiva, aiutateci a farlo tornare in Italia dove potrà curarsi e scontare la propria pena»











I genitori di Giulio sono riusciti a incontrare il figlio lo scorso 28 agosto nel reparto psichiatrico dell'ospedale Juan Bruno Vayas, a Santiago di Cuba. Per questo motivo chiedono l'intervento delle istituzioni: «Giulio era in stato catatonico, visibilmente depresso e dimagrito, incapace di parlare e di riconoscere i suoi stessi genitori». Luigi Manconi è stato chiaro: «Dobbiamo fare qualcosa per questo ragazzo, qui non siamo di fronte ad un caso diplomatico ma ad una vera e propria vicenda umanitaria».
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