Giocava d'azzardo con soldi dell'Esercito: sottufficiale deve restituire mezzo milione

Giocava d'azzardo con soldi dell'Esercito: sottufficiale deve restituire mezzo milione
di Michela Allegri
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Venerdì 26 Giugno 2015, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 08:50
L'illusione di sbancare ai tavoli verdi del casinò, si è infranta quando non è più stato in grado di pagare le bollette e di far fronte alle spese di casa.



Stefano C., luogotenente dell'esercito in servizio presso la cassa di previdenza delle Forze Armate di Roma, ha dilapidato un intero patrimonio rincorrendo un tris vincente sullo schermo di una slot machine. Ridotto sul lastrico, ha sfruttato la divisa d'ordinanza per racimolare denaro in modo disonesto. In 10 anni, ha scavato nelle casse dell'istituto pensionistico un buco da centinaia di migliaia di euro, manomettendo le pratiche e liquidando risarcimenti non dovuti ad una sfilza di clienti compiacenti, che non facevano nemmeno parte dell'amministrazione della Difesa.



Ora, il luogotenente dovrà restituire fino all'ultimo centesimo. Lo hanno stabilito i giudici della Corte dei Conti presieduti da Ivan De Musso: Stefano C. dovrà pagare all'ente di previdenza un risarcimento record, quantificato in 461 mila e 398 euro.



E' accusato di truffa continuata pluriaggravata, e per la stessa vicenda è già stato condannato dal Tribunale Militare a 2 anni di reclusione, con pena sospesa. L'inchiesta è scattata nel 2012 e ha preso il via da un controllo amministrativo effettuato su alcune pratiche di riliquidazione relative al personale iscritto al fondo pensionistico. Dalla verifica è emerso che, dal 2001 al 2011, si sarebbero verificati pagamenti non dovuti in favore di soggetti estranei alle Forze Armate.



Trovare il responsabile è stato facile: le pratiche sospette erano state tutte trattate dall'imputato. Come si legge nella sentenza dei magistrati contabili, il luogotenente avrebbe «utilizzato il sistema informatico per manomettere alcuni elementi delle pratiche in trattazione». Di fronte al tribunale militare, Stefano C. ha confessato. E ha tentato di giustificarsi, dicendo di essere stato divorato dal vizio del gioco e di essersi indebitato con persone pericolose, che avrebbero minacciato la sua famiglia.





Secondo i giudici, l'imputato avrebbe sfruttato «le falle della procedura amministrativa» e la «debolezza del sistema di controllo» dell'ente previdenziale. Il luogotenente sarebbe riuscito a manipolare la documentazione informatica e ad eliminare ogni traccia dell'illecito. Poi, avrebbe sottoposto al capo della sezione i falsi prospetti di conto, presentandoli insieme ad una serie di liquidazioni del tutto legittime «in un corposo compendio di pratiche a fronte delle quali veniva emesso un mandato di pagamento cumulativo».