All'orizzonte si potrebbe profilare uno scontro – l'ennesimo tra le associazioni impegnate nel settore dei diritti delle persone omosessuali – per la più ampia partita del Pride Nazionale: tra le città candidate, infatti, ci sono Roma (il Pride del 7 giugno, per adesso, è solo locale), Napoli e, presto, dovrebbero arrivare ufficialmente Verona e Cagliari.
Arcigay e Gay Center, di fatto, vogliono prima affrontare nei relativi consigli la questione delle candidature alla sfilata nazionale – che, in genere, precede quelle locali. «Non sono neanche stato invitato – sottolinea da parte sua Aurelio Mancuso, a capo di Equality –. Non voglio entrare nelle dinamiche del movimento e non voglio essere protagonista di nessun tipo di polemica, ma devo notare che sono anni che il meccanismo col quale si decide il Pride Nazionale non ha senso. Ci si deve mettere di buon grado insieme, superare le gelosie che esistono soprattutto in ambito romano, e pensare al bene della comunità».
IL DOCUMENTO
In una nota diffusa dal Mario Mieli – da sempre capofila nell'organizzazione dei Pride (locali e nazionali) che si sono tenuti nella capitale – si lancia il neonato Coordinamento nazionale delle associazioni Glbt, oltre alla proposta di tenere a Roma un pride nazionale (nella data del 7 giugno). Il documento è firmato, tra gli altri, oltre che dal Mieli, da DìGayProject (l'associazione di Imma Battaglia), da Iken Onlus Campania, da Queerlab, dalla Rete Rainbow. Mancano però all'appello l'Arcigay, il Gay Center, l'Agedo (associazione dei genitori di omosessuali) e le Famiglie Arcobaleno. Associazioni che avrebbero appunto sospeso ogni tipo di valutazione sulle date dei Pride, in Italia, nell'attesa di consultare i loro relativi soci e di conoscere le candidature ufficiali delle altre città.
I PRIDE
Nell'assemblea dello scorso 5 ottobre, si legge nel documento, si sottolinea che «i Pride rimangono le manifestazioni più grandi e riuscite della nostra comunità, espressione forte della nostra visibilità, identità e delle nostre richieste di diritti e uguaglianza, la cui attualità è dimostrata dalla crescita continua nei numeri complessivi di queste manifestazioni e nel numero di città capaci di organizzarle su tutto il territorio italiano». La stessa assemblea ha valutato «positivamente l'evoluzione del sistema italiano dei Pride, che dal 1994, data del primo Pride nazionale a Roma, ha dimostrato una grande capacità di espansione e radicamento organizzativo, da Nord a Sud. Una crescita talmente significativa da portare a riconsiderare il ruolo dello stesso Pride nazionale. In questo mutato quadro, è necessario mettere al centro la necessità di fare rete e di coordinare le organizzazioni dei Pride italiani in un'ottica di condivisione, crescita, scambio e rafforzamento delle rivendicazioni comuni». Da qui la nascita del Coordinamento nazionale che, però, nasce monco.
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