La vittima: «Erano delle furie, pensavo mi violentassero»

La vittima: «Erano delle furie, pensavo mi violentassero»
di Laura Bogliolo
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Lunedì 22 Settembre 2014, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 13:43
Ho avuto paura di essere stuprata, sono stati i minuti pi brutti della mia vita, il mio cuore batteva forte, mi mancava il respiro.

Elisa De Bianchi, trema ancora nei corridoi del pronto soccorso dell'ospedale di Subiaco dove è ricoverata per accertamenti, scuote la testa per provare a scacciare via le immagini di un'aggressione da film horror. Minuta, da 8 anni in Atac, vive da sola a Olevano Romano.

Elisa De Bianchi, come sta?

«Ho passato una notte da incubo, non ho mai dormito, la mattina dopo sono andata al pronto soccorso di Subiaco perché continuavo a sentirmi male».

Cosa ricorda?

«È stato tremendo: erano le 19,30 circa, a bordo del bus della linea 042 ero arrivata alla fermata vicino al capolinea di via San Vittorino: ad aspettare una quarantina di nordafricani ubriachi, forse erano arrabbiati perché la corsa aveva qualche minuto di ritardo».

Quindi cosa è successo?

«Hanno iniziato a gridare, a insultarmi, hanno lanciato bottiglie e sassi. Non ho aperto le porte, altrimenti sarebbe stata la fine. Ho avuto la prontezza di ripartire, ma poco dopo mi hanno raggiunto».

Le hanno sbarrato nuovamente la strada?

«Sì, in via Polense, prima del bivio di Guidonia me li sono ritrovati davanti: erano delle furie, ricordo ancora i loro sguardi pieni di follia e di rabbia. Nel frattempo avevo chiamato l'ispettore di turno. Mi aveva chiesto se me la sentissi di portare il bus al deposito della Collatina e ho risposto “sì”, non volevo mollare nonostante la paura. Ma poi quel gruppo inferocito è riapparso, sono stati i tre minuti peggiori della mia vita, ho avuto paura che mi violentassero, se fossero riusciti ad aprire le porte non so cosa sarebbe potuto succedere. Hanno lanciato bottiglie, sassi, hanno rotto un vetro, fortunatamente a bordo non c'era nessuno altrimenti ci sarebbero stati feriti».

Ma non c'era nessuno che potesse aiutarla?

«C'erano dei passanti, guardavano e non facevano nulla, erano indifferenti, una cosa spaventosa. Intanto quei pazzi gridavano che mi avrebbe ammazzata se non avessi aperto le porte. Ho chiamato un collega al cellulare, hanno visto che ero al telefono hanno lasciato un piccolo varco, ne ho approfittato e sono fuggita via. Tutte le vetture dovrebbero essere blindate, la mia non lo era. Perché?».

Salirà di nuovo a bordo di un bus?

«Certo, è il mio lavoro...».