Emergenza vandali a Fontana di Trevi, scadono i divieti e il Comune "dimentica" di rinnovarli

Emergenza vandali a Fontana di Trevi, scadono i divieti e il Comune "dimentica" di rinnovarli
di Laura Larcan
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Sabato 18 Agosto 2018, 14:22
Addio ai divieti di sedersi sulla fontana (con tanto di pene salate), nessun regolamento dei flussi turistici, azzerato l’esercito di volontari della sicurezza. Belli i tempi in cui si lanciava solo una monetina, a debita distanza. Oggi la Fontana di Trevi è in balia dell’assedio selvaggio di almeno 30mila persone al giorno, senza un piano straordinario di sicurezza.

All’indomani dello sfregio lasciato dal turista romeno di 21 anni che lo scorso 14 agosto s’è divertito ad incidere il proprio nome con le chiavi sul bordo marmoreo della vasca settecentesca, è tempo di bilancio sulle condizioni di uno dei monumenti simbolo di Roma (finito di restaurare nel 2016 dalla maison Fendi). Lo scenario non è confortante, perché il gioiello di Nicola Salvi resta senza uno speciale piano anti-vandali.

I presidi di polizia locale coordinati dal comando generale sono sempre assicurati, con turni complessivi di 24 ore. Ma il personale impiegato sembra non bastare per fare fronte alla ressa di gente che si riversa nell’area del monumento, e soprattutto per prevenire i gesti scellerati e folli dei vandali. Di norma, per Fontana di Trevi, sono predisposte due pattuglie da due agenti per il turno di mattina e per quello di pomeriggio, più tre agenti per la sera e tre per la notte. Ma la norma può essere ribaltata dalle emergenze impreviste di una giornata complicata della Capitale. Così, la legione di poliziotti può assottigliarsi.

In realtà, come commentano dal comando, la soluzione ottimale sarebbe quella di poter assicurare una presenza fissa di almeno 12 agenti per ciascun turno, da posizionare in modo strategico lungo tutto il perimento del monumento e tenere testa ai turisti più indecorosi. Ma le risorse sono al lumicino (la solita storiella della coperta troppo corta) falcidiate anche da ferie estive e eventuali malattie. «E cosa resta per piazza Navona, Pantheon, Barcaccia?», riflettono. Per Fontana di Trevi non sono previste, insomma, disposizioni nuove da parte dell’amministrazione.

Già, il Campidoglio. Palazzo Senatorio a conti fatti sembra essersi dimenticato di Fontana di Trevi rispetto allo scorso anno. Basti pensare che nel 2017 era in vigore l’ordinanza della sindaca Virginia Raggi (12 giugno 2017) che prevedeva le «disposizioni urgenti per tutelare le fontane di particolare interesse artistico». Tra i divieti impartiti per Fontana di Trevi spiccava soprattutto quello di sedersi sul monumento, oltre ai divieti di «bivaccare e consumare alimenti e bevande». Una violazione che sarebbe costata 80 euro. Manco a dirlo, il turista romeno vandalo sedeva comodamente sulla fontana mentre incideva. Perche? L’ordinanza è scaduta il 31 ottobre 2017, e non è stata più prorogata. Oggi restano vietati solo i tuffi, secondo il regolamento di polizia urbana.

E che fine hanno fatto i volontari dei poliziotti in congedo, il piccolo esercito sperimentato con successo la scorsa estate per Trevi? Per ricostituire il servizio, bisognava predisporre un bando che gli uffici amministrativi non hanno fatto.
All’ordine del giorno non c’è neanche una conferenza di servizi per studiare un sistema di flussi di visitatori secondo un percorso monitorato. Anzi. Quello che è sicuro è che il Campidoglio non pensa a piani da “numero chiuso” o tornelli. La presidente grillina della Commissione Cultura capitolina Eleonora Guadagno l’aveva già ribadito: «Siamo contrari ai varchi fisici e agli accessi limitati». E al ministero dei Beni culturali il problema è noto, tant’è che il ministro Alberto Bonisoli vuole riprendere in mano il disegno di legge sui reati contro il patrimonio avviato dell’ex inquilino Dario Franceschini (mai arrivato al Senato) per inasprire ulteriormente le pene. Una priorità, fa sapere Bonisoli.
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