Roma, al Flaminio il crollo del palazzo causato dai lavori: i tecnici rischiano l'iscrizione nel registro degli indagati

Roma, al Flaminio il crollo del palazzo causato dai lavori: i tecnici rischiano l'iscrizione nel registro degli indagati
di Michela Allegri
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Lunedì 6 Giugno 2016, 06:13 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 15:46

Un gioco d'incastri calcolati al millimetro e di equilibri resi sempre più precari dai tanti lavori di ristrutturazione effettuati nel corso degli anni. Nel palazzo al civico 70 del lungotevere Flaminio, i tramezzi abbattuti per realizzare un ampio open space nell'appartamento al quinto piano, funzionavano praticamente come muri portanti. L'intervento, l'ultimo in ordine di tempo, è stato la causa scatenate del crollo: i pochi pilastri rimasti in piedi si sono sbriciolati sotto il peso del soffitto che, sfracellandosi sul pavimento, ha trascinato nella caduta i due piani superiori. E' la conclusione raggiunta dagli ingegneri Claudio De Angelis e Lucrezia Le Rose, consulenti nominati dalla Procura che, tre giorni fa, hanno depositato agli inquirenti la relazione definitiva in cui viene ricostruita la dinamica dell'incidente avvenuto lo scorso 22 gennaio. Prima di procedere con l'intervento, il progettista e i responsabili dei lavori avrebbero dovuto effettuare uno studio approfondito delle condizioni dello stabile. Per questo motivo, i tecnici rischiano ora l'iscrizione sul registro degli indagati con l'accusa di crollo colposo. Il proprietario dell'appartamento, il petroliere Giuseppe Rigo De Righi, sembrerebbe esente da ogni responsabilità, ma i magistrati dovranno accertare se avesse tutte le carte in regola per realizzare il progetto. L'edificio, costruito nel 1936 con le prime miscele di cemento armato, ha subìto una serie di modifiche progressive che hanno influito sulla stabilità complessiva della struttura, compresa l'aggiunta degli ultimi due piani, avvenuta alla fine degli anni Quaranta.
 
LE MODIFICHE
L'abbattimento dei tramezzi, per i consulenti, sarebbe dovuto essere preceduto da un rafforzamento delle colonne portanti. Proprio quelle colonne, cedendo, hanno trascinato con sé il soffitto e gli appartamenti soprastanti. Si vede chiaramente nel reportage fotografico realizzato dai Vigili del fuoco poco prima del disastro. Dopo essere stati chiamati verso mezzanotte da un'inquilina dello stabile, i pompieri hanno effettuato un rapido sopralluogo. Visitando l'appartamento in ristrutturazione, si sono trovati di fronte a colonne deformate, con l'intonaco sgretolato e le anime in ferro uscite fuori dal cemento e piegate verso il basso. Hanno scattato una decina di fotografie considerate dagli inquirenti una testimonianza fondamentale e hanno poi ordinato l'evacuazione dell'immobile. Dalla consulenza non sembrano emergere responsabilità dell'inquilina del sesto piano, l'architetto Lidia Soprani. La donna aveva allestito nel terrazzo di casa un giardino pensile, riempiendo lo spazio con vasi e arbusti. La collezione di piante non avrebbe inciso sul crollo: il balcone sarebbe collassato perché rimasto privo dell'appoggio al piano sottostante. Nel frattempo, la Procura si appresta a chiedere il dissequestro del palazzo. Si tratta di un atto dovuto, visto che sono terminate le operazioni peritali. Ma gli inquirenti hanno ancora qualche perplessità. Per questo motivo, consigliati dai consulenti, un mese fa hanno scritto al Campidoglio, sollecitando una serie di verifiche amministrative per accertare la stabilità dell'edificio.