VADEMECUM
Alcune cose da sapere: alla fecondazione eterologa possono accedere solo le donne che non abbiano compiuto 43 anni, deve essere dimostrata la sterilità di uno dei due partner. Questo tipo di trattamento prevede l'utilizzo di gameti (ovociti e/o spermatozoi) provenienti da donatori esterni alla coppia stessa. Inoltre, per la donazione di ovociti o del seme sono considerate una serie di condizioni, mentre l'Asl ha siglato degli accordi con delle banche di donazioni. I donatori se donne hanno un'età compresa tra 20 e 35 anni, gli uomini tra 18 e 40. «Non è possibile scegliere le caratteristiche fenotipiche del donatore - precisano all'Asl Roma 1 - ma il centro deve garantire la compatibilità di colore della pelle, gruppo sanguigno e colore dei capelli e degli occhi, rispettando il più possibile le caratteristiche fenotipiche della coppia». Ieri Zingaretti ha ricordato: «L'avvio di questi due centri è un altro segnale di quello che vuol dire uscire dal commissariamento: non chiudere e basta ma assumere personale, investire in macchinari e aprire nuovi servizi ai cittadini». Ricordano in Regione: «La Corte Costituzionale (sentenza 162/2014) ha superato il divieto di fecondazione eterologa imposto dalla Legge 40/2004 e con il DCA 29 del 2016 la Regione Lazio ne ha fissato le linee guida, permettendo così l'avvio delle procedure di attivazione della fecondazione eterologa con trasparenza e certezze per i cittadini e i medici, e con massimi criteri di sicurezza, nel secco divieto di fare ricorso a pratiche eugenetiche». Tanese: «L'avvio della fecondazione eterologa presso il Sant'Anna e il San Filippo Neri è un'altra tappa importante che valorizza le professionalità della Azienda e garantisce un servizio pubblico di eccellenza ai nostri residenti».
BENE I CONTI
Ieri D'Amato ha insistito molto sul fatto che si sta investendo sulla sanità, ma allo stesso tempo è stato ridotto il disavanzo. Proprio giovedì si è riunito il tavolo tecnico con Mef e Ministero della Salute per verificare l'andamento dei conti in vista della conclusione del percorso di uscita dal commissariamento: per il 2017 è stato certificato un disavanzo da 46 milioni di euro, segno che il 2018 si potrà chiudere a quota zero. «Per la prima volta nella sua storia - ha detto Zingaretti - la sanità del Lazio non produrrà disavanzo».
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