Flop fecondazione assistita: le coppie in fuga dal Lazio

Flop fecondazione assistita: le coppie in fuga dal Lazio
di Valentina Arcovio
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Giovedì 7 Giugno 2018, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 13:38
Diventare genitori nel Lazio è più difficile che in altre regioni d'Italia. Specialmente per chi non può concepire naturalmente e ha bisogno di accedere alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma). Perché l'offerta è di molto inferiore alla domanda e la stragrande maggioranza dei cicli di fecondazione assistita vengono effettuati nei centri privati con costi significativamente maggiori per le coppie. Così sono tantissimi gli aspiranti genitori laziali che fanno le valige per migrare nelle regioni dove accedere alla procreazione assistita è più facile e meno costoso. A denunciare le criticità della Pma nel Lazio sono gli esperti della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru), che domani si riuniranno a Roma per il loro primo congresso regionale.

«L'offerta del Lazio alle coppie che vogliono accedere alla fecondazione assistita è carente», conferma Maria Giuseppina Picconeri, ginecologa e coordinatrice regionale della Siru. «Su un totale di 28 centri che effettuano la Pma, solo 6 sono pubblici. Due privati convenzionati e ben 20 quelli solo privati», aggiunge. Per le coppie laziali questo significa dover spendere di tasca propria almeno 6mila euro, nonostante la fecondazione assistita sia prevista nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

LA DOMANDA
«Si stima che nel 2015 - dice la ginecologa - le coppie laziali abbiano speso quasi 19,8 milioni di euro a causa del mancato accesso alla prestazione nel pubblico». Non dovrebbe stupire, quindi, il numero esiguo di cicli di fecondazione effettuati nella regione: su una domanda totale stimata intorno agli 8mila cicli, nel 2015 ne sono stati effettuati solo 4920. In particolare 482 effettuati in un centro pubblico e 4396 nel privato. Se consideriamo che 937 cicli sono stati effettuati su pazienti provenienti da altre regioni - di questi solo 128 nel pubblico - è evidente che le coppie laziali hanno dovuto migrare. Ben il 30% dei cicli richiesti sono stati effettuati in regioni meglio organizzate nell'offerta pubblica, come la Lombardia e la Toscana.
La Lombardia, infatti, con i suoi 26 centri totali, di cui ben 13 pubblici e 10 convenzionati, effettua la bellezza di oltre 15mila cicli, 4.859 dei quali a pazienti provenienti da altre regioni. Anche la Toscana, considerato il numero di abitanti, effettua un importante numero di cicli di fecondazione assistita nei suoi 14 centri, di cui 4 pubblici e 6 convenzionati: 8.473 in tutto, di cui oltre 5mila su pazienti provenienti da altre regioni.

LA DIAGNOSI
A questo quadro poco confortante si deve aggiungere che nel Lazio la fecondazione eterologa, così come la diagnosi pre-impianto, può essere effettuata tuttora solo nel privato. A perderci non sono solo le coppie, ma anche la regione stessa. «Ogni anno il Lazio perde da 3,7 milioni a 11,2 milioni di euro per la mobilità passiva solo per la Pma», riferisce Picconeri. «A questi si devono poi aggiungere anche le somme che potrebbero derivare dalla accoglienza di coppie da altre regioni: il Lazio infatti nel 2011 effettuava 1.792 cicli per pazienti di altra regione, mentre nel 2015 solo 937», aggiunge. Qualcosa sembra stia cambiando. «Dopo l'inserimento della procreazione assistita nei Lea, nel 2016, il Lazio sta cercando di recuperare il grosso ritardo rispetto alle altre regioni», dice la ginecologa. Ma c'è ancora molto da fare per archiviare anni di offerta frammentata, liste d'attesa lunghissime, mancanza di personale e risorse. «Questo congresso sarà l'occasione per fornire un contributo qualificato attraverso la realizzazione di linee guida che speriamo consentano di garantire percorsi certi, qualità, umanizzazione e risultati effettivi», conclude Picconeri.
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