Caso Fanella, assolti i 4 accusati di essere i mandanti dell'omicidio del cassiere di Mokbel

Caso Fanella, assolti i 4 accusati di essere i mandanti dell'omicidio del cassiere di Mokbel
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Giovedì 6 Aprile 2017, 14:08 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 14:15
Sono stati assolti i quattro accusati di essere i mandanti della morte di Silvio Fanella, il broker ritenuto il «cassiere» dell'imprenditore napoletano Gennaro Mokbel, ucciso durante un tentativo di rapimento nel luglio 2014 in un appartamento nella zona di via Camilluccia a Roma. La sentenza è della prima Corte d'assise di Roma, presieduta da Anna Argento.
I giudici hanno revocato la misura cautelare in atto per Denaro e Macchi di Cellere, se non detenuti per altra causa, emettendo l'ordine di scarcerazione. Entro 45 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza; solo allora si conoscerà completamente la decisione dei giudici. Dal dispositivo infatti si è appreso che la formula dell'assoluzione - per non aver commesso il fatto - è quelle 'pienà ma anche quella 'dubitativà; con una differenziazione, quindi, per le posizioni processuali e per i capi d'imputazione contestati. Il pm, la scorsa udienza, aveva chiesto la condanna a 20 anni di reclusione ciascuno (per omicidio e senza la concessione di attenuanti) di Denaro e Macchi di Cellere, e la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione ciascuno (per tentato sequestro di persona, con richiesta di assoluzione per concorso in omicidio) di Donnini e Casoli.
Silvio Fanella fu ucciso con un colpo d'arma da fuoco al petto da un commando di finti finanzieri che tentò di sequestrarlo. Tra i possibili obiettivi dei killer, secondo gli investigatori, il 'tesorò della truffa Telecom-Sparkle, ritrovato in parte pochi giorni dopo il delitto in un vano nascosto della villa in campagna del broker. Si trattava di denaro, orologi di pregio e diamanti. Per questi stessi fatti sono nati anche ulteriori processi che hanno visto la condanna di coloro che sono stati ritenuti gli esecutori materiali del tentato sequestro poi degenerato in omicidio: Giuseppe Larosa ed Egidio Giuliani sono stati condannati in appello a 16 anni di reclusione ciascuno, Giovanni Battista Ceniti a 10 anni.
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