Evasi da Rebibbia, il romeno che si è costituito: «Troppa fame e freddo, sono pentito»

Evasi da Rebibbia, il romeno che si è costituito: «Troppa fame e freddo, sono pentito»
di Adelaide Pierucci e Paola Vuolo
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Venerdì 19 Febbraio 2016, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 15:02

Sono di nuovo in carcere gli evasi di Rebibbia, la loro fuga è durata 3 giorni. Catalin Ciobanu 28 anni, si è costituito martedì sera nella caserma dei carabinieri di Tivoli e Florin Mihai Diaconescu, 33 anni, è stato catturato nella notte, qualche ora dopo. Era nascosto su un furgoncino a Stacchini, nell'area delle terme di Tivoli. I due ora sono rinchiusi a Regina Coeli, oggi nelle aule del tribunale di Tivoli verrà convalidato l'arresto.


IL RACCONTO
«Ho fatto una stupidaggine, sono pentito, ero scappato perché in carcere non resistevo più, ma adesso dovrò passarci chissà quanto altro tempo ancora». Catalin Ciobanu, il romeno che si è costituito, racconta al suo avvocato Andrea Palmiero i giorni della latitanza. Dice che una volta fuori da Rebibbia lui e Diaconescu si sono separati: «Nella fuga non ci ha aiutato nessuno, una volta fuori da Rebibbia io e l'altro evaso ci siamo detti che era meglio continuare ognuno per conto proprio. Ho dormito nella boscaglia, non avevo un posto dove andare, sono rimasto a digiuno per tre giorni, non avevo neanche l'acqua. Mi hanno dato da mangiare i carabinieri quando ero in caserma».
 
Il romeno è stato accompagnato nella notte al pronto soccorso, si era rotto le costole cadendo dal muro di cinta del carcere. Ciobanu tre giorni fa sarebbe dovuto comparire come imputato in un processo per sequestro di persona e morte come conseguenza di altro reato in relazione al decesso di un commerciante egiziano prelevato da casa e stroncato da un infarto.

LA FUGA
I romeni sono evasi dal carcere alle 18.30 del 14 febbraio, dopo avere tagliato le sbarre della finestra di un magazzino del padiglione G11, calandosi in un cortile con delle lenzuola annodate, le stesse che poi usato per calarsi dal muro di cinta del carcere alto 6 metri. Su via Tiburtina hanno preso un autobus diretto a Tivoli, sono scesi a san Basilio e separatamente hanno ripreso altri due autobus per la stessa direzione. Uno di loro indossava la felpa rossa della Roma ed era stato visto da un testimone. Le ricerche dei carabinieri, della polizia e degli agenti della penitenziaria si sono concentrate nell'area di Tivoli.

Nella notte tra mercoledì e giovedì i carabinieri agli ordini del generale Salvatore Luongo, hanno visto uscire un'auto e un furgone da un campo rom a Stacchini, l'area un tempo industriale, dove poi per lungo tempo si è insediato un campo nomadi. Dal furgone si è aperto lo sportellone e un uomo è sceso in corsa. I militari sospettando di trovarsi di fronte all'evaso hanno lasciato perdere il camioncino e hanno rincorso il fuggiasco. Diaconescu è stato bloccato quasi subito. L'uomo accusato di una serie di rapine sarebbe uscito nel 2021 per un cumulo di pena. «Mio figlio era disperato - ha detto la madre - mi aveva confidato che per lui era meglio la morte, in carcere stava impazzendo e quando ha saputo che doveva starci quasi altri 6 anni ha perso la testa». Gli inquirenti indagano per scoprire l'identità dell'autista. Il comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, si è congratulato con i carabinieri sottolineato l'importanza dell'attività della Stazione, «insostituibile».

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