Giallo all'Eur, il fratello della vittima: «Depressa da tempo. Ma non poteva uccidersi in quel modo»

Giallo all'Eur, il fratello della vittima: «Depressa da tempo. Ma non poteva uccidersi in quel modo»
di Camilla Mozzetti
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Sabato 21 Aprile 2018, 08:15
«Mi sembra impossibile, non riesco a credere che mia sorella sia morta, era malata e da tempo era in cura da uno psichiatria, ma una cosa del genere è terribile». Il fratello di Maria Cristina Olivi, la donna di 49 anni trovata carbonizzata nel parco delle Tre Fontane al quartiere Eur di Roma, è sconvolto. A casa lo aspettano una moglie e un figlio piccolo. Ma lui è lì, negli uffici della questura di Roma, dove è stato ascoltato in seguito al ritrovamento del corpo carbonizzato della sorella. È stato lui a riconoscere il cadavere. E nel dolore, non riesce a darsi pace.

DUE IPOTESI
Al vaglio degli investigatori, diretti dal capo della squadra Mobile, Luigi Silipo, ci sono al momento due ipotesi. S'indaga per omicidio ma non si esclude il suicidio. «Non posso escluderlo racconta il fratello purtroppo la malattia l'aveva condotta in un profondo stato depressivo e più volte questo suo malessere lo aveva esternato dicendo che voleva farla finita, che voleva uccidersi». Ma in famiglia nessuno credeva che potesse davvero farlo. Maria Cristina era una donna mite, sorridente pur essendo dilaniata da quel mostro che negli anni le aveva ottenebrato la mente. Le cure e il supporto psichiatrico avevano tracciato una vita di luci e di ombre.

«Negli ultimi tempi conclude il fratello era nuovamente caduta in depressione, la sua vita era così: alternava momenti in cui si sentiva meglio a quelli peggiori». Il disagio mentale l'aveva relegata a una vita modesta, silenziosa: poche amicizie, nessuna relazione sentimentale e un lavoro che amava svolgere ma che risentiva della sua condizione. Anche per questo i genitori da tempo le avevano suggerito di tornare a vivere con loro. Per sentirsi protetta, a casa. Ma Maria Cristina una casa l'aveva scelta per sé fin dal 2010 quando prese in affitto un appartamento, in un complesso residenziale che affaccia proprio sul parco delle Tre Fontane, e la malattia ancora non si era impossessata completamente di lei.

«MAI UN PROBLEMA»
L'amministratore del condominio, Massimo Palocci, che vive anche lui nell'edificio, parla di «una persona tranquilla, un'inquilina sempre in regola con i pagamenti». Per la maggior parte dei condomini, invece, Maria Cristina, era quasi una sconosciuta. Al massimo un buongiorno e un buonasera a chi la incontrava nell'ingresso. Anna e ancora Iole, due delle residenti del palazzo, non saprebbero descriverla. Solo la sua vicina di casa, che ha un appartamento al primo piano di fronte al monolocale affittato da Maria Cristina aveva con lei un minimo di confidenza in più. «Dall'ultima volta che l'ho vista racconta Carin G. non saranno trascorse più di due settimane. In quell'appartamento ci viveva da sola, non aveva neanche un animale di compagnia. Era sempre ordinata». Capelli biondi sulle spalle, alta più di un metro e 70, e occhiali da vista. Ai piedi, scarpe sempre comode, da ginnastica per lo più. «Posso senz'altro dire che era sempre molto gentile aggiunge Carin G. e soprattutto educata». Giovedì scorso la vicina è rientrata a casa intorno alle 20 e da allora non è uscita fino alla mattina di ieri. «Non ho sentito un solo rumore, il mio cane, ad esempio, quando c'è qualcuno sul pianerottolo che non conosce conclude la vicina inizia ad abbaiare da dietro la porta, non credo sia entrato qualcuno». Gli inquirenti una volta ricostruita l'identità della donna recandosi in quel palazzo, hanno trovato la porta socchiusa. Ma nell'appartamento era tutto in ordine. Nulla lasciava presagire un'effrazione. Sui mobili, la donna aveva sistemato diverse cornici con delle fotografie che la ritraevano con la sua famiglia e abbracciata al fratello.
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