Roma, embrioni scambiati al Pertini, scatta l’ispezione del ministero

Roma, embrioni scambiati al Pertini, scatta l’ispezione del ministero
di Nino Cirillo
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Lunedì 14 Aprile 2014, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 17:18

Il canovaccio letterario, roba da Mc Ewan. La realt, invece, amara e basta. Amara quanto i risultati del test genetico che una donna incinta al quarto mese di due gemelli è andata a ritirare una ventina di giorni fa al Sant’Anna di Roma, un centro di eccellenza per la fecondazione assistita e la diagnosi prenatale: i bambini stanno bene, benissimo, ma non sono suoi.

Le è caduto il mondo addosso. Il pensiero è andato in un lampo a quel giorno di dicembre, la mattina del 4: lei, il suo uomo e altre tre coppie, tutti puntuali all’ingresso dell’unità di Fisiopatologia per la riproduzione e la sterilità, all’ospedale Sandro Pertini, sempre a Roma. Era il giorno tanto atteso, finalmente potevano sottoporsi alle procedure della fecondazione assistita. Ma cosa accadde davvero? È possibile che ci sia stato un clamoroso, assurdo scambio di embrioni?

ESPOSTO «CAUTELATIVO»

E’ quello che la coppia chiede di accertare attraverso un «esposto cautelativo» arrivato alla Asl RomaB ormai il 27 marzo scorso. Una bomba. Immediatamente sospese tutte le attività dell’unità di Fisiopatologia: non è stata completamente chiusa solo perché ci sono da conservare gli embrioni, ma si tratta, tecnicamente, di «blocco prudenziale dei nuovi arruolamenti». Istituita, poi, una commissione di indagine della regione Lazio, guidata da un genetista di fama, il rettore dell’università di Tor Vergata Giuseppe Novelli, che si riunirà oggi pomeriggio per la prima volta, ma solo «per acquisire la documentazione».

«VERIFICARE LE PROCEDURE»

Il caso, riportato dalla Stampa, s’è rivelato subito anche politico. Perché da un lato c’è il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che s’è subito schierato al fianco del direttore della Asl Vitaliano de Salazar, riconoscendogli il merito di essersi mosso «con rapidità, determinazione e professionalità» e mettendo bene l’accento su un fatto: quel 4 dicembre de Salazar non era stato ancora nominato. Dall’altro, invece, c’è il ministro della salute Beatrice Lorenzin che ha annunciato un’ispezione al Pertini: vuole «verificare il percorso seguito, il rispetto delle procedure» e soprattutto capire le ragioni per le quali, di questa vicenda, abbia dovuto sapere solo dai giornali, come mai «non sia stata data tempestiva informazione all’autorità centrale».

In mezzo ci sono loro, la donna incinta e il suo uomo, e le altre tre coppie di quella mattina. A parlare per i due genitori che stanno aspettando figli non loro è un legale, l’avvocato Michele Ambrosini, che li descrive «scioccati, a disagio». Chi ha raccolto le confidenze della donna in questa ore, sostiene anche che ha già deciso: «Quei bambini, comunque, vuole tenerli». Delle altre tre coppie, invece, si sa che in un caso la fecondazione non ha dato risultati.

«SCAMBIO DI REFERTI»

Il resto sono tutti doverosi inviti alla cautela. Come quello del professor Novelli, il genetista che guida la commissione d’indagine regionale: «E’ ancora tutto da provare». Che è poi anche il senso delle dichiarazioni del direttore della Asl de Salazar: «Siamo in attesa del test di conferma definitivo». Ma Novelli si spinge più in là, arrivando a ipotizzare uno scambio di referti e non di provette, con questo implicitamente coinvolgendo il centro Sant’Anna prima ancora del Pertini. Il genetista tende ad escludere, poi, che «possano esserci stati problemi anche per le altre coppie» e conclude con le parole che più gli premono: «Vorrei che arrivasse un messaggio rassicurante, perché nei centri si lavora in modo serio con protocolli internazionali».

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