Strage Erasmus, Elisa, chirurgo e clown: il dolore di professori e compagni

Strage Erasmus, Elisa, chirurgo e clown: il dolore di professori e compagni
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 11:13


Nell'aula studio al policlinico Sant'Andrea di Roma, dove i ragazzi si radunano per preparare gli esami o ripassare le lezioni, ieri, su un muro troneggiava la scritta “Ciao Scar!”. La chiamavano tutti così nella facoltà di Medicina, Elisa Scarascia Mugnozza, la giovane di 25 anni, scomparsa insieme ad altre sei studentesse italiane, lo scorso 20 marzo, nel terribile incidente avvenuto sull'autostrada Ap-7, vicino Freginals, nella zona di Terragona in Spagna. Ieri il policlinico Sant'Andrea ha osservato un minuto di silenzio, sospeso le lezioni del corso che Elisa frequentava mentre nella cappella dell'ospedale si è celebrata una messa in suo ricordo a cui ha preso parte anche il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio.

IL RICORDO
Con la sua allegria e la gioia di vivere ma anche con la dedizione che riservava alla Medicina, Elisa aveva ottenuto una delle quattro borse di studio per volare a Barcellona in Erasmus. «Era il suo sogno - racconta una compagna - voleva andare in Spagna per conoscere una città e tornare a casa con un bagaglio maggiore di esperienze». «Si era battuta come un leone - aggiunge il prof. Massimo Volpe, vicepreside vicario della facoltà di Medicina - per andare in Erasmus, una studentessa brillante è un simbolo della gioventù moderna, onesta e pulita». Il suo futuro, Elisa, se lo immaginava come chirurgo. Mai un'esitazione neanche quando, all'inizio della sua carriera, dovette iscriversi alla facoltà di Farmacia all'università di Tor Vergata perché non aveva superato i test di ingresso per Medicina. Al Sant'Andrea faceva anche volontariato.
 
Indossava la parrucca il naso di gomma e correva a fare la clown terapy per i bambini ricoverati al reparto di Pediatria. «Elisa era così: impegnata nello studio quanto nella vita», ricorda un'altra amica e compagna di facoltà. «Era capace di stare al Sant'Andrea fino all'una di notte e poi prendere e trascinarci tutti a bere una birra a piazza Mancini o a Ponte Milvio o andare a cantare allo Scholars, un pub in via del Plebiscito, dove si fa il karaoke che a lei tanto piaceva». Quanto la musica dei King of leon o dei Samuel & Garfunkel. Il cinema era un'altra passione. Ogni anno per gli Oscar vedeva tutti i film in concorso, faceva la sua classifica e poi seguiva la diretta fino all'alba. Leggeva i grandi classici ed era un'appassionata di Harry Potter. Si fece regalare lo
scorso Natale un maglione come quello di Ron Weasley con la sua iniziale ricamata sopra. Tornerà in Italia giovedì, la famiglia sta organizzando i funerali.