Elefantino mutilato, nessun paga per lo sfregio: «Impossibile trovare i responsabili»

Elefantino mutilato, nessun paga per lo sfregio: «Impossibile trovare i responsabili»
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Venerdì 2 Dicembre 2016, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 18:59

Immagini sfocate, obiettivi puntati altrove, e alla fine l'inchiesta sul danneggiamento dell'Elefantino che fa parte dell'obelisco di piazza della Minerva, è costretta a seguire l'unica strada possibile: quella di una richiesta di archiviazione. Le indagini, infatti, non avrebbero consentito di stabilire se la zanna spezzata sia stata realmente danneggiata da qualcuno, se si sia trattato di un fatto casuale, e se dietro la rottura ci sia realmente la mano di persone che non è stato possibile individuare.

 

Troppo pochi gli elementi raccolti, troppo confuse le ricostruzioni per permettere l'identificazione di un eventuale responsabile del danno.

POCHI ELEMENTI
L'inchiesta sul danneggiamento era stata affidata al procuratore aggiunto Roberto Cucchiari che ha dato incarico ai vigili urbani di effettuare una perizia e di visionare le immagini delle telecamere collocate sulla piazza. La relazione della polizia municipale, però, pur non escludendo che dietro la rottura della zanna possa esserci stato qualche teppista o vandalo, non ha trovato prove evidenti di un intervento esterno. Gli investigatori hanno anche valutato le piccole lesioni che si trovano alla base del monumento e che potrebbero essere compatibili con un'arrampicata. Ma tutto questo è ricollegabile al momento in cui la zanna è caduta per terra frantumandosi? E' precedente? O a quando risale? Impossibile dirlo, anche perché quello che manca sono le immagini di un gesto volontario, di qualcuno che si è arrampicato e ha rotto intenzionalmente l'Elefantino.
Niente video, niente sospetti, niente reato. Dunque, inchiesta avviata alla chiusura, con buona pace di chi continua a preoccuparsi per la salute delle infinite opere d'arte nascoste in ogni angolo di Roma.
Nel frattempo, comunque, la statua è tornata a posto. Pochi giorni dopo la scoperta del danno, infatti, i tecnici della Sovrintendenza capitolina hanno provveduto alle operazioni di riadesione del pezzo. Sono state avviate le prove di imbracatura e di protezione per mettere in sicurezza la parte dopo il rincollaggio, è stato predisposto un sistema di sostegno mediante delle fasce in nylon e, a completamento dell'intervento, come misura precauzionale, è stato allestito un sistema di protezione al blocco restaurato, perché la resina ha tempi di presa prolungati nell'arco delle 24 ore.

LA PROTEZIONE
Infine, in vista delle piogge che ci sono state in quei giorni, tutta la zona è stata chiusa con un foglio di polietilene in modo da evitare il contatto dell'acqua con la resina in fase di presa. Poi, l'opera è tornata libera, pronta per essere nuovamente ammirata da cittadini e turisti. Con la speranza che il senso civico e l'attenzione da parte di tutti prevalgano sulla sciatteria e il menefreghismo. Anche perché, c'è chi continua a dire che in quella stessa piazza, troppo spesso, gruppi di ragazzotti si divertano a giocare a pallone e a puntare il tiro in luoghi ben diversi dall'ipotetica porta.