Roma, sfregiato elefantino del Bernini: si indaga sul video delle telecamere private

Roma, sfregiato elefantino del Bernini: si indaga sul video delle telecamere private
di Marco De Risi e Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Novembre 2016, 08:36

Ombre, persone che passano, qualche ragazzo. Sono tutti elementi da incrociare con qualche ulteriore indizio quelli che gli uomini del commissariato di Polizia Campo Marzio, insieme ai Vigili urbani del Primo gruppo hanno raccolto dalle telecamere a circuito chiuso delle strade attorno a piazza della Minerva.
Una ricerca a raggiera, nel tentativo di trovare il fotogramma del vandalo che due notti fa potrebbe aver staccato la punta di una delle zanne dell'elefantino ideato da Gian Lorenzo Bernini (e realizzata da Ercole Ferrata) che dal 600 decora la piazza alle spalle del Pantheon. In attesa delle immagini riprese dalle telecamere della biblioteca Spadolini del Senato, consegnate in serata, Polizia e Vigili hanno avviato le prime ricerche in due direzioni: acquisire e visionare le immagini delle telecamere delle strade vicine alla piazza anche per poterle poi incrociare con quelle del Senato. E controllare a tappeto gli ospedali di Roma, a cominciare da quelli più vicini al centro storico: se un balordo o un ragazzo fosse arrivato notte tempo accusando contusioni in seguito ad una forte caduta, potrebbe essere quello il punto di partenza per indagare. Ieri mattina, il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha formalmente aperto un fascicolo sull'ipotesi di reato di danneggiamento di opera d'arte contro ignoti. All'interno, per ora, c'è solo la prima informativa degli investigatori dei vigili urbani che relaziona su quel che è accaduto lunedì all'alba quando alcune turiste spagnole hanno avvertito gli agenti di zona di aver trovato un pezzo di zanna proprio sotto la statua dell'elefante.

LE ALTRE TELECAMERE
Quindi, dopo una prima verifica, ieri mattina è stata inviata la richiesta formale per acquisire tutti i filmati utili all'ufficio sicurezza del Senato. I tecnici hanno analizzato preventivamente le immagini e ieri sera avrebbero messo a disposizione degli investigatori tutto il girato raccolto. È in particolare la telecamera che ruota sulla piazza ad interessare gli investigatori. Le altre due, infatti, sono puntate esclusivamente sull'ingresso della biblioteca Spadolini all'angolo più interno e meno di passaggio della zona. Uno dei tre sistemi di sorveglianza, invece, è dotato di un sensore che si attiva ogni volta che c'è un movimento sospetto (ovviamente specie se in direzione dell'ingresso della biblioteca). È quest'ultimo filmato che potrebbe essere il più utile ed è su questo che la Polizia ha chiesto la collaborazione anche della Scientifica: fotogrammi che al momento non sembrano particolarmente utili, ulteriormente filtrati potrebbero consentire di individuare ombre o movimenti.

LE IPOTESI
Al momento, l'ipotesi più probabile è che a scollare la punta della zanna, a sua volta non in marmo ma in malta, frutto di un restauro degli anni 70, sia stato qualcuno che cercava di arrampicarsi sulla statua, o una pallonata. Come hanno raccontato i negozianti della zona che agli investigatori, tra i turisti si sarebbe diffusa la leggenda che toccare l'elefante, specie nella sua parte posteriore, porti fortuna. Tra le ipotesi c'è anche quella di un progetto premeditato di un balordo che ha scientemente mirato a staccare la punta della zanna, visto che l' attaccatura è ben visibile anche all'occhio non esperto. Più improbabile è che si sia staccata da sola, dice Federica Giacomini, restauratrice della sovrintendenza capitolina ai Beni culturali, che ha svolto tutti gli accertamenti sul frammento distaccato, nella notte tra domenica e lunedì scorsi, dalla scultura opera di Gian Lorenzo Bernini: «Entrambe le zanne - spiega Giacomini - erano rotte almeno dalla fine dell'800 e sono state entrambe rifatte, come prescrive la scuola di restauro italiana, in malta, materiale meno nobile del marmo, in modo da garantire sia l'armonia generale del monumento, sia la leggibilità dei restauri fatti». La zanna, posta sotto sequestro, sarà presto riattaccata come era stata attaccata negli anni 70: «Vengono utilizzati dei collanti sintetici scelti dal restauratore in funzione del peso e della natura del materiale da incollare. Ma sono interventi che non durano in eterno, ma vanno ripetuti nel tempo».