A 80 anni dalle leggi razziali, la società Dante Alighieri revoca l'atto di espulsione dei soci di origine ebraica

A 80 anni dalle leggi razziali, la società Dante Alighieri revoca l'atto di espulsione dei soci di origine ebraica
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Lunedì 29 Ottobre 2018, 23:01
«La Società Dante Alighieri a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali revoca l'atto di espulsione di Guido Belforte, Aldo Levi, Giulio Mondolfo, Elio Morpurgo, Ida Norlenghi e di tutti i soci di origine ebraica. In memoria. 28 ottobre 2018». Recita così la lapide scoperta dal presidente della Dante Alighieri Andrea Riccardi, dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e dalla presidente della Comunita ebraica di Roma Ruth Dureghello, nel cortile di Palazzo Firenze, sede della Società. Con loro Roberto Ameruso, il sindaco di Trasia, dove dal 1940 al 1945 il fascismo aprì il grande campo di concentramento Ferramonti, per stranieri, cittadini di paesi nemici e oltre 1.500 ebrei che in Italia avevano trovato rifugio precario o catturati nel Dodecanneso e in Libia, tra cui il grande psicanalista junghiano Ernst Bernhard, cui il comune ha dedicato ora un Parco Letterario.

La scoperta della lapide è avvenuta durante i lavori della giornata di studi «La cultura italiana, la Società Dante Alighieri e l'antisemitismo italiano», alla presenza di alcuni dei discendenti di quegli ebrei espulsi, ai quali è stato consegnato un diploma che dichiara i loro parenti soci perpetui, appunto revocandone l'espulsione, avvenuta a suo tempo sotto la presidenza di Felice Felicioni, chiamato a fascistizzare la Società.
Degli oltre 50 mila soci della Dante furono almeno 500 gli ebrei cancellati, con un solo caso di resistenza: Dora Sacchetto, segretaria del presidente di Trieste espulso, si dimise per solidarietà, rifiutandosi di prenderne il posto.
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