Roma, dieta dopo il parto, resta paralizzata a causa dei farmaci: medico a giudizio

Roma, dieta dopo il parto, resta paralizzata a causa dei farmaci: medico a giudizio
di Michela Allegri
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Mercoledì 25 Ottobre 2017, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 20:49
Una dieta killer e un farmaco pericoloso, prescritto per scopi non terapeutici, ma solo per perdere in fretta qualche chilo di troppo accumulato durante la gravidanza. Dopo aver ingerito la prima pastiglia a base di fenilpropanolamina, Catia Parenza, ex manager della Luiss Enlabs, aveva avuto un ictus fulminate, che l'ha costretta sulla sedia a rotelle. Ora, con l'accusa di lesioni colpose gravissime e prescrizione di una sostanza stupefacente, Piero Simoni, dietologo romano, è finito sotto processo. È stato rinviato a giudizio su richiesta della pm Maria Gabriella Fazi. Il processo a suo carico comincerà il 23 febbraio prossimo.

L'ACCUSA
Per la Procura, ha prescritto alla donna «per uso non terapeutico una preparazione galenica magistrale contenente fenilpropanolamina, sostanza stupefacente in quanto classificata quale precursore di droga», si legge nel capo d'imputazione. In questo modo, «accettando il rischio di reazioni avverse gravi, le cagionava lesioni personali certamente o probabilmente insanabili».

LA DIETA
È il 9 settembre del 2014 quando la donna, oggi cinquantenne, inizia la terapia. Madre di due gemelli e presa dal lavoro, non ha tempo per fare sport. Così, per smaltire un paio di chili accumulati dopo il parto, si rivolge al dietologo romano. Lui le prescrive alcune pastiglie a base di fenilpropanolamina, un farmaco psicoattivo della classe delle amfetamine usato per ottenere effetti dimagranti praticamente immediati. Subito dopo aver ingerito la prima pasticca, però, la donna si sente male. Telefona al compagno, che la porta prima all'ospedale Santo Spirito e poi al Gemelli. Catia ha avuto un ictus fulminante. Resta in coma per qualche giorno. Quando si sveglia, metà del corpo è paralizzata. La donna non può nemmeno a parlare. Oggi dialoga a fatica, riesce a comunicare utilizzando una penna o un computer. Entra in un vortice fatto di logopedia, fisioterapia, visite neurologiche. Difesa dall'avvocato Massimo Ionà, Catia sporge denuncia e consegna le pillole agli inquirenti, mentre i carabinieri del Nas sequestrano la sua cartella clinica e la prescrizione firmata dal camice bianco. In febbraio, la prima udienza del processo a carico del medico.
 
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