Desirée, la mamma di Pamela: «Qui i veri razzisti sono gli immigrati»

Desirée, la mamma di Pamela: «Qui i veri razzisti sono gli immigrati»
di Raffaella Troili
3 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Ottobre 2018, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 10:11

Oggi si parla di Desirée ma il pensiero corre a Pamela. Drogate, stuprate entrambe. Lasciate morire. Era gennaio, la giovane romana era fuggita da una comunità di recupero di Macerata. A lei i carnefici, extracomunitari anche loro, non risparmiarono nemmeno lo scempio del corpo, fatto a pezzi e lasciato in una valigia sul ciglio della strada. Altro orrore da ingoiare, Alessandra Verni ha gli occhi verdi e lucidi. E un'idea da portare a termine.
«Voglio parlare con la mamma di Desirée, perché so molto bene quello che sta provando in questo momento, perché so che posso aiutarla».

LEGGI ANCHE Desiréè, stuprata e uccisa «per divertimento»

Dopo sua figlia, un'altra vittima. Anche stavolta hanno approfittato di un momento di fragilità.
«Un'altra ragazzina, speravo non succedesse più, spero che adesso qualcosa si muova davvero».

L'immigrazione spesso fuori controllo secondo lei ha portato a questo?
«Senta, qui si parla ancora di razzismo. Io e Pamela non eravamo razziste, ma quando mai. I razzisti sono loro, gli extracomunitari, che non si integrano. Noi li accogliamo, sono loro che non ci accolgono. In una intercettazione come dicevano? Abbiamo una bianca da stuprare. Una bianca capito».
 




E un'altra vita è stata spezzata, un'altra famiglia è distrutta. Fuorvianti secondo lei le connotazioni politiche di questa vicenda?
«Sì fanno tante manifestazioni antirazziste, ma piuttosto difendessero i nostri figli».

Come va avanti?
«Mi sta salvando la fede. Io Pamela la sento, mi manda segnali. Ora penso anche a Desirée, ridotta in quel modo. E alla sua mamma. Lo so solo io come sta».

Ridotta in quel modo nel cuore della città.

«Sì, appunto, a San Lorenzo: in un posto, in un contesto di degrado sociale che andava evitato, si poteva evitare. Anche stavolta non mancano gli imbecilli che dicono che se l'è andata a cercare, quasi che la colpa è della vittima e non del carnefice. Basta. Ora basta con lo giustificare questi atti, basta chiudere gli occhi di fronte a dati che sono oggettivi: sono tutti immigrati i protagonisti dei più orribili fatti di cronaca degli ultimi tempi».

Suo fratello, l'avvocato Marco Valerio Verni, parla del risultato di una politica migratoria fatta in modo criminale.
«Io credo che non si può morire nel centro di Macerata, a San Lorenzo a Roma, come a San Giovanni: ci siamo dimenticati della povera Amalia Voican, trovata morta a maggio in una casa demaniale abbandonata, il corpo decomposto, le hanno dormito accanto mentre gli animali le rosicchiavano il viso».

Da San Giovanni a San Lorenzo, una scia di orrore e giovanissime vittime.
«Due quartieri centrali dove esistono sacche di degrado paurose. È vergognoso. Questa non è integrazione. Stavolta è toccato a Desirée».

Tra un mese esatto è fissata l'udienza preliminare a carico di Innocent Oseghale, il pusher nigeriano accusato di aver ucciso sua figlia Pamela Mastropietro. Lei e il suo avvocato avete già espresso molti dubbi sul fatto che solo a lui siano stati contestati i reati di omicidio volontario, vilipendio, occultamento di cadavere e violenza sessuale.
«Ho chiesto più volte che indagassero più a fondo, sopravvivo per dare giustizia a mia figlia e ora me la aspetto davvero. Non mi arrenderò mai. Aspettiamo fiduciosi, anche se il tempo per studiare le carte è poco. E se avremo delle domande da fare in quella sede, siano tutti certi che le faremo».

E se ne rientra nel negozio, veloce, minuta, un sorriso triste e uno sguardo d'intesa. «Ah, stasera c'è la fiaccolata. Per Desirée, a San Lorenzo...».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA