Venticinque anni fa, a Roma, al numero 2 di via Carlo Poma, una ragaza di 21 anni veniva uccisa con 29 coltellate nell'ufficio dove lavorava. Oggi, a distanza di 25 anni esatti, per il delitto di Simonetta Cesaroni la giustizia non ha ancora dato un nome all'assassino.
Era infatti il 7 agosto del 1990 quando Roma fu sconvolta da quello che oggi, in tutta l'Italia, si ricorda come il "delitto di via Poma". Nel corso degli anni furono svolte svariate indagini e ipotizzate varie piste investigative, e tre persone a distanza di tempo l'una dall'altra, sono state accusate del delitto. Dapprima Pietrino Vanacore, portiere dal 1986 al 1995 del palazzo teatro dell'omicidio, trovato suicida il 9 marzo 2010 nella acque antistanti Torre Ovo, nella marina di Maruggio, con una corda legata a una caviglia e ancorata a un albero che si trova sulla riva. Poi Federico Valle, nipote dell'architetto Cesare Valle che viveva nel palazzo di via Poma, e infine Raniero Busco, all'epoca dei fatti fidanzato di Simonetta Cesaroni, assolto in Cassazione il 26 febbraio 2014.
Il delitto di via Poma appare all'opinione pubblica come un caso di cronaca nera che per troppi anni è stato segnato da errori gravi che ne hanno compromesso le indagini, impedendo di scoprire l'autore dell'omicidio.