Roma, delitto Solomon, minacciato l'indagato Galioto: «Farai la stessa fine»

Roma, delitto Solomon, minacciato l'indagato Galioto: «Farai la stessa fine»
di Michela Allegri
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Venerdì 2 Settembre 2016, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 09:25
Due lettere anonime, recapitate nel carcere di Regina Coeli e indirizzate a Massimo Galioto, il senzatetto di 41 anni accusato di avere spinto nel Tevere lo studente americano della John Cabot University Beau Solomon, poi annegato. Parole piene di odio, minacce di morte: «Farai la stessa fine delle tue vittime, te la faremo pagare, devi marcire in prigione». Il riferimento non è solo alla morte di Solomon, ma anche ad altri decessi finiti nel mirino degli inquirenti. Si tratta di inchieste prima archiviate e ora riaperte, dopo nuovi esposti e nuovi dettagli emersi. E' il caso di Federico Carnicci, artista di strada pistoiese, amico del punkabbestia e che ha perso la vita nel Tevere nel luglio del 2015. Non solo. Nell'esposto con cui hanno sollecitato la riapertura del fascicolo, assegnato al pm Francesco Scavo, i familiari di Carnicci parlano di una rivelazione fatta da Galioto a un ragazzo accampato con lui sotto ponte Garibadi, nella banchina che costeggia il fiume. «I toscani ogni tanto andrebbero annegati. Io ne ho annegati due perché non pagavano un debito», avrebbe detto il clochard. Il legale della famiglia Carnicci, l'avvocato Carmine De Pietro, ha riportato al pm anche una seconda dichiarazione chiave.
LA LITE
Un ragazzo avrebbe infatti riferito di aver saputo che l'artista di strada aveva litigato con Galioto e con un altro vicino di tenda. Nell'istanza di riapertura delle indagini, il legale ha poi sottolineato le contraddizioni tra testimoni. In particolare, la fidanzata di Galioto avrebbe sempre detto di aver dormito la notte in cui Carnicci cadde nel fiume. Una versione smentita da un altro teste. La figura della compagna del punkabbestia, Alessia Pennacchioli, è fondamentale anche nell'inchiesta sul decesso di Solomon, che risale alla notte tra il primo e il 2 luglio. E' stata lei a raccontare al pm Marcello Monteleone, che il clochard aveva spinto il giovane dopo avergli lanciato un sasso e dopo averlo colpito con un calcio. Quella dichiarazione, unita ai filmati delle telecamere di sorveglianza puntate sulla banchina, ha permesso agli inquirenti di arrestare Galioto per omicidio volontario. Il 26 luglio, il Tribunale del Riesame, confermando la misura cautelare, ha alleggerito l'accusa nei confronti dell'indagato e riqualificato il reato in omicidio preterintenzionale.
 
Le minacce indirizzate a Galioto sono arrivate poche settimane dopo la pubblicazione delle motivazioni del Riesame. Risalgono al 23 e al 29 agosto. L'avvocato Michele Vincelli, difensore dell'indagato, presenterà una denuncia contro ignoti.
 
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