Roma, ragazza muore per crisi epilettica: «Le ambulanze erano bloccate»

Raffaella Novaldi
di Rosalba Emiliozzi
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Domenica 15 Gennaio 2017, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 10:44

ROMA Morire a 23 anni, per un'ambulanza che ritarda. «Quaranta minuti», dicono parenti e amici, un palazzo intero che si mobilita per aiutarla, ma quando i soccorsi arrivano ormai per Raffaella non c'è quasi più nulla fa fare. In ospedale giunge senza vita. Al pronto soccorso ci sono attimi di tensione, con i medici scortati dai carabinieri per dare la drammatica notizia. 
 

 

LE LETTIGHE
Dietro questa brutta storia ci sarebbe il blocco forzato delle ambulanze, un caso che nel Lazio va avanti da mesi. Anche quel giorno diversi mezzi erano fermi davanti all'ospedale di Tor Vergata, in attesa della restituzione delle lettighe dal pronto soccorso dove mancano le barelle e i pazienti trasportati attendono per ore una visita. A denunciarlo è il consigliere regionale di FdI, Fabrizio Santori che presenterà un'interrogazione in Regione, un esposto al ministro Lorenzin e un altro alla Procura.

«RAGAZZA SOLARE»
È l'altra storia dietro la fine di Raffaella Novaldi, ragazza dolce e solare. La famiglia ieri si è rivolta ai carabinieri per fare luce sull'improvviso decesso della giovane di Tor Bella Monaca, attiva nel volontariato, sempre disponibile a dare una mano, «altruista e generosa - dice l'amica Sara Franco, 26 anni - dove passava lei portava il sorriso». La sua malattia, l'epilessia, non le aveva impedito di vivere una vita piena, dedicata soprattutto ai suoi cinque nipotini, dopo la scomparsa del papà, nel 2006. Prima di Natale era stata ricoverata tre giorni in ospedale per una violenta crisi, poi si era ripresa e sembrava stare meglio.

LA FAMIGLIA
La famiglia di Raffaella è sotto choc. Mamma Assunta non si dà pace, la sorella Veronika ieri pomeriggio, sorretta da un'amica, è andata a sporgere denuncia ai carabinieri. «Vogliamo la verità» dice tra rabbia e dolore Veronika. Raffaella, mercoledì 11 gennaio poco dopo le 20, è stata colta da una crisi epilettica ed è svenuta in bagno. «Era sola in casa - racconta Sara - la madre era uscita da qualche minuto, io stavo per arrivare, era stata proprio Raffaella a voler rimanere sola, tanto si tratta di due minuti, vai mamma, ha detto. Dovevamo uscire insieme per andare a un compleanno. Quando non l'ho vista scendere mi sono allarmata».

Al telefono e al citofono non rispondeva. Mentre i minuti passano è il palazzo intero a preoccuparsi per Raffaella. «Ho chiamato Veronika, poi abbiamo chiamato i soccorsi più volte, ma l'ambulanza è arrivata dopo 40 minuti» dice Sara ancora sconvolta per l'accaduto. E le condizioni della ragazza erano gravissime: è giunta morta all'ospedale di Tor Vergata. Al Policlinico si sono precipitati la mamma, i parenti e tanti amici, ci sono stati momenti di tensione ma, tengono a precisare dalla famiglia,
«nessuno di noi ha offeso i sanitari o aggredito gli infermieri, eravamo in tanti, è vero, increduli e profondamente addolorati per ciò che era successo a Raffaella, ma non siamo stati noi ad aver creato trambusto», spiegano.

Nello stesso momento si era verificato un altro decesso, un ragazzo giunto morto in pronto soccorso, con un gruppo di parenti che chiedeva animatamente spiegazioni. In quel lasso di tempo il pronto soccorso è diventato una bolgia: grida, parole grosse, due infermieri aggrediti e i medici, per parlare con i parenti, sono stati scortati dai carabinieri. Sulle aggressione al personale sanitario la direzione del policlinico ha chiesto un rapporto dettagliato.

LA SORELLA
Quando al ritardo dei soccorsi, la sorella di Raffaella ribadisce: «Ho chiamato più volte il 118. Sono riuscita ad avere una risposta dopo 20 minuti ma la comunicazione è caduta prima di poter chiedere aiuto. In pigiama, mi sono precipitata al Policlinico per chiedere aiuto. Ci ho messo 5 minuti, da casa di Raffaella sono appena 4 chilometri. Ho chiesto un'ambulanza ma mi hanno riferito che avrei dovuto chiamare il 118 e che loro non potevano far nulla».

Parole di gelo, che Veronika non accetta. «Quando è stata finalmente soccorsa, dopo 40 minuti di attesa, ancora respirava». L'ambulanza l'ha trasportata da Largo Ferruccio Mengaroni al Policlinico di Tor Vergata, ma non era più in vita. «Mia sorella era una ragazza solare, non si può morire così a 23 anni, in un'ora. Vogliamo sapere cosa è successo veramente». Il funerale della giovane è stato fissato per martedì prossimo alle 10,30 nella chiesa di Santa Rita. LA DENUNCIA Intanto si stanno mettendo in moto le indagini per far luce sulla vicenda, sul presunto ritardo nei soccorsi, come denunciato dalla famiglia. Sul caso chiede che venga fatta «subito chiarezza» il consigliere regionale Santori.

«Ambulanze ferme nei pronto soccorsi degli ospedali romani, e una ragazza perde la vita al Policlinico Tor Vergata perché i soccorritori non arrivano in tempo - dice Santori ripercorrendo la tragica storia della ventitreenne - Purtroppo l'incredibile situazione, denunciata nei giorni scorsi circa il blocco di numerose autolettighe negli ospedali capitolini, avrebbe determinato un inaccettabile ritardo nei primi soccorsi che, a quanto riferiscono familiari e vicini, sarebbero giunti dopo ben un'ora e mezza.
In circostanze del genere, ogni minuto è prezioso per salvare la vita a una persona, e molto probabilmente il tempo perso avrebbe contribuito a determinare la morte della ventitreenne. In quello stesso giorno, il presidente Zingaretti si trovava al Policlinico Tor Vergata per inaugurare il nuovo reparto di Psichiatria. E il governatore, con decine di ambulanze ferme a due passi da lui e dalla sua auto blu, non si è degnato di fare nemmeno un sopralluogo e verificare di persona la situazione».

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