Cranio Randagio, il rapper di X Factor ucciso da un mix di droghe

Cranio Randagio
di Adelaide Pierucci
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Martedì 21 Febbraio 2017, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:57

Alcol, metanfetamine, e un cocktail di droghe. È stato un mix fatale a uccidere a novembre il musicista rap Cranio Randagio, nome d'arte di Vittorio Bos Andrei, dopo un festa in casa di un amico, alla Balduina. L'esame tossicologico finito agli atti della procura non lascia dubbi sulla morte del rapper, tutto treccine e magliettoni protagonista di X Factory, che in uno degli ultimi testi sfogava la rabbia dei suoi vent'anni cantando: «Volerò via perché in cielo c'è molto di più».
 

 

 
Ora a piazzale Clodio si punta a scoprire chi ha fornito le droghe, la cocaina e le metanfetamine in particolare (l'eroina è stata esclusa), assunte in quantità massicce, insieme a psicofarmaci e all'alcol che gli hanno provocato una overdose. «Resta il mistero», ha detto l'avvocato Virginia Pellegrini, che assiste la famiglia del rapper, «Lui non era un tossicodipendente depresso. Forse qualcuno gli ha offerto qualcosa, un cocktail che non ha riconosciuto». «Vitto era pieno di vita. Pieno di amici. E viveva per la musica - si è sfogata, invece, la madre - si era laureato in fonica a Milano qualche mese prima. Era andato a una festa, come mille altre volte, come è normale per un ragazzo di 21 anni. Solo che quella volta non è tornato. Perché? Mi devono dire cosa è successo veramente. Perché nessuno mi rispondeva al telefono di Vitto? Quelle persone erano fuori dal suo giro. Erano entrati in contatto qualche settimana prima per un video».

«L'INGANNO»
Il pm Mariarosaria Guglielmi, per accertare la morte improvvisa dell'artista, aveva nominato una tossicologa forense, Sabina Strano Rossi, docente applicata presso l'università del Sacro Cuore. Basandosi sui prelievi effettuati dal collega, il medico legale Antonio Oliva (che aveva subito escluso malformazioni cardiache), l'esperta è arrivata alla conclusione più scioccante per chi conosceva Cranio. «Non si muore con gli spinelli. Chi sa parli», fanno scudo gli amici. «Chi ha ingannato Vitto?».

IL MISTERO
Il fascicolo aperto a Piazzale Clodio con l'ipotesi di «morte come conseguenza di altro reato», intanto, resta aperto ancora a carico di ignoti. Mentre è stata accantonata la possibile contestazione di una eventuale omissione di soccorso: gli amici avrebbero chiamato due volte il 118, mentre il padrone di casa, aveva trovato il figlio e un altro ragazzo in fermento perché Vitto era livido. Al centro dell'inchiesta restano le ultime 24 ore di vita del rapper, in particolare i movimenti dei 12 ragazzi che hanno partecipato al party notturno alla Balduina, in casa di un amico, dove il giovane è stato trovato morto la mattina di sabato 12 novembre.

Testimoni che potrebbero aver omesso particolari utili alle indagini. Secondo i familiari della vittima il telefono di Vittorio avrebbe squillato a vuoto per mezz'ora, dopo le due, quando nella casa, ritrovata poi linda, era scattato l'allarme. Dopo a morte del rapper gli amici si erano scatenati sulla sua pagina facebook, poi chiusa. «Facciamo chiarezza: Vitto non era un tossicodipendente, era uno come noi. E quella mattina con lui non c'erano amici, ma solo codardi». «Noi - aggiungevano - se Vittorio ci fosse morto davanti avremmo subito chiamato Mamma Carlotta». Per Vittorio Andrei la famiglia aveva scelto due saluti: uno al Gemelli, dove è stata allestita la camera ardente, e un secondo privato. «Vi preghiamo di rispettare questa volontà», aveva scritto la madre del rapper in una lettera, firmandosi «Mamma Randagia». Promettendo, però, presto «una grande festa con tanto casino in suo onore, come lui avrebbe desiderato»

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