Scritte con minacce di morte a Corvini sui cancelli
di Casal Palocco

La scritta sul cancello del terreno adibito a discarica
di Mara Azzarelli
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Sabato 12 Ottobre 2013, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 16:39
Corvini sei morto. Per quanto sbiadita ancora ben leggibile la scritta tracciata con una bomboletta spray circa un anno fa sul cancello di un terreno in via Ierocle.

Terreno di proprietà di Sesto Corvini, l’imprenditore ucciso mercoledì mattina in strada a Casal Palocco con tre colpi di pistola calibro 45. Terreno adibito a discarica di potature al centro di un lungo contenzioso con il consorzio di Casalpalocco in cui ballano - a torto o a ragione - cifre milionarie che potrebbero aver richiamato l’attenzione della criminalità organizzata.



LE DENUNCE

Le minacce, anche pesanti, non erano certo una novità per Corvini. Erano così concrete da essere riportate, oltre che su quel cancello, in decine di denunce che il settantaquattrenne aveva presentato ai carabinieri.



Nel quartiere residenziale dell’entroterra lidense erano in molti a non sopportarlo. Non hanno dubbi a riguardo i carabinieri che nel frattempo hanno effettuato perquisizioni a casa di due imprenditori del posto e acceso i riflettori sul quartiere.

L’attenzione degli inquirenti, in questa prima parte delle indagini, si concentra fra ville e giardini verdi di questo spicchio di capitale a pochi metri dal mare. È qui che i carabinieri stanno cercando l’assassino. Un modo di procedere classico per le indagini, poi il cerchio, se necessario, si allargherà. Il killer, entrato in azione in via Nicanore di Alessandria - a pochi metri dal terreno di via Ierocle con quella minaccia di morte - sapeva bene dove trovare l’anziano imprenditore.



Sapeva soprattutto che quell’imprenditore malgrado le 170 proprietà contate dagli inquirenti, tra beni immobili e terreni, nel triangolo verde dove vivono registi, calciatori e uomini d’affari, si vestiva in maniera semplice e si spostava con un camioncino malconcio carico di cacciaviti, martelli e attrezzi da lavoro.

Sono considerazioni che i carabinieri in queste ore stanno facendo e che, insieme alle denunce presentate negli ultimi mesi da Corvini, sarebbero all’origine delle perquisizioni fatte a casa di due imprenditori che negli ultimi mesi avevano avuto rapporti commerciali (vendita e affitto terreni) con l’uomo conosciuto come Il re di Casal Palocco, oltre che di decine di interrogatori avvenuti tra mercoledì pomeriggio e giovedì nella stazione di Casal Palocco e al Gruppo di Ostia.



NEMMENO UN FIORE

In caserma sono state chiamate persone legate a Casal Palocco ma soprattutto a quei pezzi di terra di cui l’imprenditore era proprietario. Anche i tre figli sono stati riascoltati sebbene proprio loro abbiano più volte ribadito: «Per non discutere a casa si evitava di parlare di lavoro».

C’è poi un’altra questione che non è sfuggita ai militari. Il calibro 45, quello dei proiettili con cui è stato ucciso Corvini, è molto diffuso fra le armi da difesa personale che risultano registrate in zona. La lista dei possibili nemici dell’imprenditore all’interno del quartiere sarebbe piuttosto lunga. La si misura a colpo d’occhio anche su via Nicanore di Alessandria, dove a distanza di tre giorni da quel brutale omicidio nessuno ha lasciato in terra un fiore.



Un caso che comunque sembra ancora lontano da una soluzione: i carabinieri sanno anche che l’omicidio potrebbe svelare collegamenti con la criminalità organizzata, soprattutto rispetto alla lunga diatriba sulla discarica che più volte aveva scatenato proteste e cortei in una zona dove non è frequente che i residenti scendano in strada per manifestare. Minacce, risentimenti, affari a sei zeri: l’imprenditore negli ultimi tempi in più occasioni aveva raccontato di avere addosso gli occhi della camorra. Non risulta, infine, che abbia mai deciso di procurarsi un’arma da difesa personale.
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