Corteo dei sindacati, in piazza operai, immigrati e professori: «Siamo pacifici, la nostra forza sono i contenuti»

Corteo dei sindacati, in piazza operai, immigrati e professori: «Siamo pacifici, la nostra forza sono i contenuti»
4 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Ottobre 2013, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 00:10
Ci sono i sindacati, gli operai dell'Ilva, i vigili del fuoco. Ma anche immigrati e professori vestiti da scheletri. E' il popolo che questa mattina ha sfilato da piazza della Repubblica a San Giovanni nel corteo dei sindacati di base dietro lo striscione con la scritta «Via i governi dell'austerità dall'Italia e dall'Europa». In testa al corteo, tra i vessilli sindacali, sono spuntate anche bandiere No Tav e No Muos.



Sulle note di «Bella ciao», i manifestanti sono arrivati a piazza S.Giovanni, dove è stato allestito un palco che ha visto come primo ospite Pietro Bernocchi, leader dei Cobas, per il comizio di chiusura del corteo. «Popoli d'Europa solleviamoci», recita uno degli striscioni della «Rete dei Comunisti» appeso in piazza, colorata da fumogeni rossi, dove sono stati allestiti vari stand e gazebo di dibattito.



In serata in piazza San Giovanni è previsto un concerto: dalle 19 si esibiranno 99 Posse, Assalti Frontali, Banda Bassotti e Banda Popolare dell'Emilia Rossa. È prevista anche la partecipazione di Ascanio Celestini. Al termine della serata i manifestanti si accamperanno per passare la notte in piazza.



«Siamo 50mila». E' questo il primo bilancio di cui gli organizzatori si dichiarano «molto soddisfatti».

Un bel risultato, «ottenuto nonostante il clima di allarme costruito attorno a questo sciopero e a questa manifestazione».



Bombe carta contro la sede della Cgil. Una manifestazione tranquilla, anche se non sono mancati i disordini. In mattinata mentre sfilava il corteo, intorno alle 12.30 sono esplose due bombe carta all'angolo tra Via Merulana e Via Buonarroti, immediatamente una ventina di manifestanti si sono staccati e diretti di fronte alla sede della Cgil di Roma e del Lazio, al civico 12 di via Buonarroti e hanno lanciato uova contro la facciata dell'edificio al grido di ingiurie contro il sindacato confederale. È

quanto dichiara in una nota la segreteria della Cgil di Roma e del Lazio.



«La Cgil di Roma e del Lazio, - continua la nota - pur difendendo il diritto a manifestare, condanna con fermezza questo vile atto squadrista e fascista che

sembra emulare gli assalti alle sedi sindacali, durante quel buio periodo storico, il ventennio appunto. Il disagio sociale che attraversa larga parte della nostra società, non può e non deve trovare sbocco in nessun atto violento».



A fine corteo un gruppo di antagonisti ha anche lanciato secchi di vernice contro il palazzo occupato di via di Fortebraccio al Pigneto. I poliziotti li hanno allontanati. I manifestanti, una cinquantina, protestavano contro gli arresti dopo gli scontri del 15 ottobre 2011.



Dal carro in testa al corteo è arrivato un messaggio ai commercianti della zona: «Vogliamo dire a questo quartiere che oggi avete la dimostrazione che le parole terroriste apparse sui giornali non hanno ragion d'essere: il corteo è molto forte e determinato, ma assolutamente pacifico. La nostra forza sta nei contenuti». A manifestare ci sono «lavoratori licenziati, insegnanti che non hanno più strumenti, persone che non riescono ad arrivare a fine mese, vigili dei fuoco che salvano vite», e dal camion in testa al corteo, una voce dell'Usb tranquillizza i

commercianti: «non ce l'abbiamo con chi è costretto a chiudere i negozi perché la gente non ha soldi per comprare».



I sindacati. «Siamo qui contro un governo Pd-Pdl che noi definiamo 'dell'Austerity', che finanzia le banche e fa politiche antisociali - spiega Marco Volpi, portavoce di Rsu Cobas Almaviva - Quello italiano, più che un problema economico, è un problema di distribuzione della ricchezza.
Oggi noi vogliamo lanciare un messaggio: che le aziende nate con i finanziamenti dello stato, devono essere reinternalizzate».




I professori. Sono scesi in piazza vestiti da scheletri, con cappelli raffiguranti teschi. Con loro una donna travestita da Morte, con tanto di falce insanguinata. Così hanno manifestato docenti, professori, maestre e avvocati, tutti precari. «Siamo venuti da Firenze, Arezzo e da tutta la Toscana -spiega una di loro- e abbiamo deciso di travestirci così per simboleggiare la morte che viene a prendere gli scheletri degli italiani. Ci stanno dissanguando e noi non ce la facciamo più».



Gli immigrati. Insieme ai lavoratori in piazza sono scesi anche gli immigrati, per chiedere a gran voce la cancellazione della legge Bossi-Fini. Tra i cartelli esposti «Scusate se non siamo affogati», «Invece di dare la cittadinanza ai morti, date la residenza ai vivi». C'è anche chi ha deciso di manifestare indossando una enorme testa dalle fattezze dell'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, con al collo un cartello a forma di bara su cui è scritto 'Legge Bossi-Fini, decreto Maroni e Grillò. «Oggi siamo in piazza con i lavoratori - spiegano alcuni di loro - siamo i rifugiati e gli immigrati che non si sono arresi alla vergogna. Diritto di asilo subito e via la legge Bossi-Fini. Questo è quello che chiediamo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA