L'INTERVENTO
È il settembre del 2009 quando la donna, affetta da gigantomastite e obesità, viene ricoverata presso la casa di cura Nuova Villa Claudia per essere sottoposta a una mastoplastica riduttiva e a un rimodellamento della parete addominale. L'operazione viene effettuata da un professionista esterno alla clinica: è il dottore di fiducia della paziente. L'intervento sembra andare a buon fine. Durante la convalescenza, però, la degente si sente male. In tre giorni, la cinquantacinquenne muore per un arresto cardiorespiratorio. Secondo il pubblico ministero Mario Pesci, il probabile sbaglio del medico sarebbe stato commesso durante la fase postoperatoria. Come si legge nel capo d'imputazione, infatti, il sanitario non avrebbe formulato una diagnosi tempestiva, nonostante la donna presentasse sintomi allarmanti. La paziente, infatti, faticava a respirare, ma non sarebbe stata sottoposta ad accertamenti adeguati e necessari. Nello specifico, il sanitario non avrebbe effettuato ecocardiogramma, tac toracica o esami del sangue. Si sarebbe limitato invece «ad allentare la fascia addominale e a somministrare Lexotan» e farmaci cortisonici, è scritto negli atti.