Comunali licenziati/ Roma, tangenti anche sui morti: ultima vergogna

di Paolo Graldi
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Venerdì 13 Maggio 2016, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 00:09
Licenziati. La mannaia della “giusta causa” si è abbattuta su tre impiegati dell’Ufficio denunce di morte, presso l’Anagrafe del Comune di Roma. Poi, la Procura della Repubblica vedrà se ci sono fatti-reato penalmente perseguibili. Non staremmo qui a parlare di questa storia che raschia il fondo del barile del disonore e perfino del buon gusto, se un “mazzettaro” non si fosse pentito scoperchiando i tombini di questo diffusissimo malaffare.Un malaffare che, a quel che sembra, coinvolgerebbe gran parte delle agenzie di pompe funebri, quelle che si occupano delle onoranze, dal post mortem al cimitero, ultima dimora. La vicenda rivela aspetti che se non fossero disgustosi sarebbero piaciuti a quella comicità macabra che butta tutto in caciara. In verità, e molti indizi lo dimostrano, qui si tratta di una applicazione a tappeto, a macchia d’olio, della pratica secondo la quale ad ogni passaggio burocratico, tanto più se si tratta di atto dovuto, l’impiegato dall’altra parte dello sportello, con una mano porge il certificato e con l’altra ritira la micromazzetta: 10, 20 euro per ogni “pratica”.

Una cresta accettata, considerata quasi legale, come affrancare un bollo, che ha il pregio di sveltire una pratica che dovrebbe correre sulle proprie gambe anche senza spintarelle. E proprio qui sta lo schifo. Perché in quelle piccole e continue donazioni che alla fine del mese per impiegato fanno la bella cifretta di sei, sette, ottomila euro, secondo calcoli interni considerati attendibili, non si nasconde un gesto di sincera e non dovuta riconoscenza ma piuttosto una forca ammantata di furtive maniere che in realtà soggiacciono a un odioso ricatto: i tempi, dicono, sono quelli che sono, lunghi, gli impiegati pochi e stressati, i morti tanti, e dunque se davvero si vuol risolvere la pratica con il certificato di morte pronto all’uso, indispensabile per organizzare l’estremo saluto al caro estinto occorre slanciarsi in un gesto di buona volontà. Allungare la stecca, la mazzetta che entra diritto, a Roma e ovunque altrove, nel grande registro (un autentico calderone) della corruzione, la quale si sperde per mille rivoli e si ramifica in una grande quantità di uffici. 

 

Si diceva della “pentito”: ebbene sì, un addetto, impiegato di una società di pompe funebri, rifornita dai superiori delle bustarelle pronta cassa, si è messo una mano sulla coscienza e davanti alle telecamere, incappucciato e irriconoscibile, ha raccontato del colossale giro di mazzette mortuarie, ripresa fin dallo scorso gennaio dall’inviato di Striscia la notizia Max Laudadio. Il collega Laudadio ha poi esteso la sua indagine anche altrove provando, candid camera alla mano, che anche all’ospedale sant’Eugenio, all’Eur, il metodo era serenamente applicato per ogni dolorosa dipartita che avesse bisogno del certificato di fine vita. Sentendosi braccati dai filmati che più chiari di così non si può gli impiegati sotto accusa hanno giocato d’anticipo: si sono autosospesi, sperando in una moratoria o almeno nella indulgenza che in questi casi si accompagna alla memoria labile.

Sono infiniti i casi del genere e anche peggiori in cui l’oblio ha lavato via le responsabilità e gli addetti sono rimasti imperterriti al loro posto. Valga la storia dei vigili assenteisti la notte di Capodanno di due anni fa, passata per lo più in cavalleria. Il caro estinto spremuto anche quando ha raggiunto l’aldilà dilaga anche in Sardegna: anche lì le ultime pratiche sul defunto passano attraverso tasse imposte dagli addetti alle camere mortuarie i quali si attivano solo se mossi da una ben oliata compassione. Le inchieste giudiziarie che ormai a catena svelano una corruzione dilagante non rappresentano neppure più un utile deterrente: si assiste a un insieme di odiosa arroganza e di selvaggia e famelica razzia di soldi da parte di chi detiene il potere di fornire un pubblico servizio. Come se fosse un suo negozio fa timbrare il cartellino ai colleghi, va e viene dal tavolo di lavoro e quando è allo sportello alla stretta di mano per il servizio reso si accompagna il ringraziamento in solido. Guai a generalizzare, guai a pensare che siano tutti così ma anche guai a smetterla di scandalizzarci ragionando come se si trattasse di fenomeni climatici avversi ma tenuti a bada con gli ombrelli. Un bel tema per gli aspiranti sindaci che cercano di scalare il Campidoglio. Certo, son voti anche quelli, ma è buona norma di igiene urgente rifiutarli. Sono altamente infetti.
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